Le piante riscrivono il loro DNA per sopravvivere: la scoperta che potrebbe salvarci dal cambiamento climatico

"Con la duplicazione genetica è possibile modulare l’attività genetica in modo più flessibile, favorendo quei tratti che potrebbero rendere le piante più resistenti alle condizioni climatiche avverse”
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Un importante studio guidato da Xuehua Zhong, professore di biologia presso la Washington University di St. Louis e pubblicato su Science Advances, ha svelato come le piante abbiano sviluppato una sorprendente capacità di adattamento, riuscendo a ignorare le proprie istruzioni genetiche attraverso un processo chiamato duplicazione genomica. Questo meccanismo permette alle piante di resistere meglio a condizioni ambientali avverse, come lo stress da calore e la siccità, e rappresenta una possibile svolta per gli scienziati che cercano di rafforzare i sistemi biologici per affrontare il cambiamento climatico.

La scoperta della metilazione e il suo impatto sulle piante

La ricerca di Zhong si concentra su un processo biologico noto come metilazione del DNA, in cui piccoli gruppi chimici, chiamati gruppi metilici, vengono aggiunti al DNA. Questo processo regola l’attivazione e la disattivazione dei geni, determinando, di conseguenza, vari tratti che caratterizzano l’organismo, come la sua risposta ai cambiamenti ambientali.

Nel contesto delle piante, la metilazione gioca un ruolo fondamentale nella gestione dei geni, silenziando o disattivando frammenti di DNA particolarmente “agitati“, chiamati trasposoni o “geni saltanti”. Questi frammenti mobili sono noti per la loro capacità di spostarsi all’interno del genoma, un fenomeno che, se non adeguatamente regolato, potrebbe causare gravi danni alla stabilità genetica della pianta. La regolazione di questo meccanismo avviene grazie a specifici enzimi che aggiungono gruppi metilici al DNA.

La capacità delle piante di “aggirare” alcune istruzioni genetiche sembra essere un aspetto cruciale della loro evoluzione adattativa, permettendo loro di sopravvivere in ambienti sempre più ostili.

Enzimi e metilazione: differenze evolutive tra piante e mammiferi

Un punto centrale della scoperta riguarda l’uso differenziato di enzimi nelle piante rispetto ai mammiferi. Mentre entrambi i regni sfruttano la metilazione per regolare l’espressione genica, le piante hanno sviluppato specifici enzimi che controllano la metilazione dei trasposoni in modo unico, differenziandosi nettamente dai mammiferi.

Secondo gli studiosi, questa differenziazione rappresenta uno dei meccanismi chiave che permettono alle piante di essere più flessibili a livello genetico rispetto agli animali. La capacità di silenziare selettivamente determinati geni e trasposoni consente alle piante di mantenere un equilibrio genomico, riducendo i rischi di mutazioni indesiderate che potrebbero compromettere la loro adattabilità ambientale.

Il ruolo della duplicazione genetica: un’arma contro il cambiamento climatico?

Una delle implicazioni più interessanti di questa ricerca è la possibilità di sfruttare la duplicazione genetica e la metilazione per “guidare” l’evoluzione delle piante verso tratti desiderabili. Con la duplicazione genetica, è possibile modulare l’attività genetica in modo più flessibile, favorendo quei tratti che potrebbero rendere le piante più resistenti alle condizioni climatiche avverse.

Questa capacità di ignorare certe istruzioni genetiche offre una nuova prospettiva per la biotecnologia agricola. Si potrebbe, per esempio, utilizzare questa conoscenza per sviluppare colture che resistano meglio alla siccità, al calore intenso o a patogeni specifici, un fattore essenziale per la sicurezza alimentare in un mondo sempre più minacciato dai cambiamenti climatici.

Trasposoni e adattabilità: le “armi genetiche” delle piante

I trasposoni, o geni saltanti, sono spesso descritti come elementi genetici “instabili” a causa della loro capacità di muoversi nel genoma. Questa mobilità li rende sia un potenziale rischio che un’opportunità per l’evoluzione delle piante. In particolare, la capacità di regolare questi elementi tramite la metilazione consente alle piante di “decidere” quali tratti genetici mantenere o silenziare in base alle esigenze ambientali.

La comprensione di questo sistema potrebbe aprire la strada a interventi genetici mirati, che sfruttino i trasposoni come una sorta di “grilletto genetico” per attivare o disattivare tratti specifici in risposta a fattori di stress esterni. La capacità delle piante di utilizzare questi elementi come una “riserva” genetica adattabile rappresenta un importante vantaggio evolutivo, che potrebbe essere replicato in ambito agricolo per migliorare la resistenza delle colture.

Prospettive per l’agricoltura sostenibile

Questa scoperta evidenzia come le piante siano in grado di adattarsi e persino di aggirare le proprie istruzioni genetiche per sopravvivere. La possibilità di sfruttare questi meccanismi naturali di regolazione genetica offre enormi potenzialità per lo sviluppo di colture resistenti ai cambiamenti climatici e rappresenta una nuova frontiera nella biotecnologia vegetale.

In un’epoca in cui l’agricoltura è chiamata a rispondere a sfide sempre più complesse, come la carenza idrica e l’aumento delle temperature, queste innovazioni potrebbero trasformare il modo in cui coltiviamo e produciamo cibo.

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