La crisi climatica avanza rapidamente, provocando danni in ogni angolo del pianeta e numerose vittime, a partire dall’Europa. Secondo uno studio del programma Copernicus, il vecchio continente sta subendo un riscaldamento quasi doppio rispetto al resto del mondo, con un aumento delle temperature che raggiunge circa il doppio della media globale. Con queste parole, Legambiente esprime la sua richiesta urgente: “Cosa vogliamo? Giustizia Climatica. Quando la vogliamo? Ora.”
In un’azione coordinata, i volontari e le volontarie di Legambiente provenienti da Roma, Milano, Napoli, Firenze, Padova, Ancona, Perugia e da molte altre città italiane hanno lanciato il loro “Urlo per il clima” in vista dell’inizio della COP29, che avrà luogo a Baku, in Azerbaijan, dal 30 ottobre al 22 novembre. La mobilitazione è stata accompagnata da un video pubblicato su YouTube, con immagini simbolo provenienti da Roma, Napoli e Milano, e un appello rivolto ai leader mondiali. Legambiente sottolinea l’importanza di definire accordi internazionali ambiziosi in tema di finanza climatica post-2025 e di riduzione delle emissioni. Secondo l’associazione ambientalista, l’Europa deve assumere un ruolo guida nel garantire politiche climatiche ambiziose durante il summit.
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha dichiarato: “A Baku sarà fondamentale arrivare ad un accordo finanziario ambizioso per avviare una nuova era della finanza climatica che garantisca risorse finanziarie ai Paesi poveri. In questa partita l’Europa può e deve giocare un ruolo centrale attraverso una leadership forte e globale in grado di costruire un ponte tra Paesi industrializzati, emergenti ed in via di sviluppo cruciale per raggiungere un accordo ambizioso sulla finanza climatica post-2025 che avrà un ruolo cruciale. Solo così sarà possibile rassicurare i Paesi poveri e vulnerabili che finalmente avranno a disposizione le necessarie risorse finanziarie per decarbonizzare le loro economie e rispondere con mezzi adeguati ai sempre più frequenti e devastanti disastri climatici.”
Zampetti ha poi aggiunto: “Al tempo stesso è importante che l’Europa e i Paesi in via di sviluppo si dotino di un’ambiziosa politica climatica. In particolare, l’Europa dovrà darsi come obiettivo quello di ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030 e dell’82% per il 2035 in modo da poter raggiungere la neutralità climatica già entro il 2040. Impegno ambizioso ma fattibile grazie alla realizzazione degli impianti di produzione di energia rinnovabile che deve diventare la priorità per una vera politica di mitigazione, senza rincorrere false soluzioni come il nucleare o ritornare indietro con le fonti fossili.”
Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente, ha sottolineato: “Nonostante la prevedibile inazione climatica della nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti, tutti i governi devono fare i conti con la sempre più drammatica crisi climatica. Serve un’immediata inversione di rotta, soprattutto nei Paesi industrializzati ed emergenti. Come evidenzia il recente Emissions Gap Report dell’Unep, serve subito mettere in campo ambiziose politiche climatiche in grado di garantire nel prossimo decennio una riduzione delle emissioni climalteranti di almeno il 7,5% l’anno. Altrimenti la continuazione delle attuali politiche ci condurrà a un ‘catastrofico aumento della temperatura sino a 3,1°C’.”
Inoltre, Albrizio ha richiamato l’attenzione sulla necessità di un impegno economico concreto da parte dei Paesi industrializzati nei confronti dei Paesi più poveri. “Per quanto riguarda il sostegno economico che i Paesi industrializzati devono garantire ai Paesi poveri nel periodo 2020-2025 di almeno 100 miliardi di dollari l’anno (e quindi per un totale di 600 miliardi) per contribuire a ridurre le loro emissioni e adattarsi ai cambiamenti climatici, serve ancora un ulteriore passo in avanti per raggiungere i 600 miliardi promessi entro il 2025 e raddoppiare i contributi per l’adattamento rispetto ai livelli del 2019 (almeno 40 miliardi di dollari l’anno), mantenendo fede all’impegno sottoscritto a Glasgow tre anni fa.”
Albrizio ha inoltre ricordato la proposta dell’Alleanza dei piccoli Stati insulari (AOSIS): “Per gli impegni finanziari post-2025, come proposto dall’Alleanza dei piccoli Stati insulari (AOSIS), servono almeno 1.000 miliardi di dollari (400 per loss&damage e 300 sia per l’adattamento che la mitigazione) l’anno di sole risorse pubbliche da parte dei Paesi industrializzati. Risorse che possono essere rese disponibili grazie anche alla tassazione delle attività a forte impatto climatico e al phasing-out dei sussidi alle fossili, in grado di mobilitare sino a 5.000 miliardi di dollari l’anno.”
Legambiente ha inoltre annunciato che le mobilitazioni per il clima non si fermano con l’inizio della COP29. Sabato 16 novembre, alle ore 15.00, si terrà il Climate Pride a Roma, in Piazza Vittorio, con una mobilitazione “all’insegna della giustizia climatica ‘multispecie’“. Questo evento vedrà la partecipazione di numerose realtà ecologiste, studentesche e sociali che convergeranno da tutta Italia per chiedere un’inversione di rotta alla COP29. “Sarà una mobilitazione all’insegna della giustizia climatica ‘multispecie’ e partecipata da tante realtà ecologiste, studentesche e sociali, che convergeranno da tutta Italia in una grande mobilitazione per chiedere di compiere un’inversione di rotta alla COP29“, ha concluso Legambiente.