Maltempo Sicilia, sindaco di Riposto: “mai visto nulla del genere, le strade non ci sono più”

“Nell’alluvione del 1995 250mm in 24 ore, ieri il doppio nella metà del tempo. Chiederemo lo stato d’emergenza”
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Splende il sole oggi a Riposto, uno dei centri del Catanese più colpiti dall’ondata di maltempo che ieri si è abbattuta sulla costa ionica della Sicilia con piogge torrenziali da record, frane ed esondazioni, che hanno provocato gravi danni. “Mai vista una cosa del genere – dice il sindaco Davide Vasta in un’intervista a Rossana Lo Castro per Adnkronos -. Durante l’alluvione del 1995, dove purtroppo ci furono 7 vittime, caddero 250 millimetri di acqua in 24 ore. Ieri ne sono caduti oltre 500 in 12 ore, il doppio in metà del tempo”.

Le operazioni di ripristino sono continuate per tutta la notte, con l’impiego di idrovore. “Abbiamo finito di svuotare scantinati e garage che si erano riempiti d’acqua“, spiega il sindaco. “Oggi stiamo cercando di liberare dai detriti le strade o quello che ne rimane. Alcune non esistono più, hanno ceduto sotto la furia dell’acqua“, dice Vasta.

Nel centro del Catanese è atteso il capo della Protezione Civile siciliana Salvo Cocina. “Farà un sopralluogo, c’è da ripristinare la viabilità e bisogna intervenire sul torrente esondato dove c’è addirittura una ruspa capovolta“. Lì l’acqua ha divorato la strada. Per la conta dei danni è ancora troppo presto. “Sono ingenti, ma per una quantificazione ancora è presto. Certamente chiederemo lo stato di emergenza”, dice il sindaco.

“Ragionare su come proteggersi”

“Nelle ultime settimane abbiamo assistito a degli eventi che hanno coinvolto tutta l’Europa, anche città nel nostro immaginario ‘perfettamente funzionanti’. Le condizioni climatiche nel nostro Paese come nel resto dell’Europa sono cambiate rispetto a 20 anni fa. Bisogna ragionare su come proteggersi. È chiaro che i torrenti non possono accogliere in sei ore una quantità d’acqua che dovrebbe cadere in un anno – ragiona il sindaco di Riposto -. La capienza del torrente è quella e, se non basta, l’acqua trova altre vie di fuga”. Il risultato? “I danni che registriamo a Torre Archirafi, lì nel 1995 durante la grande alluvione non c’è stata la devastazione di oggi perché il torrente ha fatto il suo lavoro. Negli anni questi corsi d’acqua nei centri abitati sono stati incanalati, creando strozzature che non fanno defluire l’acqua che poi si riversa fuori. Bisogna cambiare metodologie di edificazione delle città, cosa che già si sta facendo, ma per quelle già costruite come si fa a mitigare il rischio?”.

Ad aggravare la situazione c’è poi un altro aspetto. “Noi essendo a valle prendiamo l’acqua di una buona fetta di montagna – spiega -, raccogliamo quella che arriva da tutti i centri pedemontani. C’è un progetto, fatto forse 30 anni fa dal Comune, che prevedeva la raccolta delle acque che arrivano da Giarre, Santa Venerina, Milo per convogliarle nella parte esterna della città. Parliamo, però, di un’opera faraonica che non so se vedrà mai la luce. Un progetto che certamente va rivisto ma che esiste. Ne parlerò con Cocina”. Contro la mitigazione del rischio idrogeologico servono risorse. “I Comuni da soli non possono farcela, noi a malapena riusciamo a fare le manutenzioni ordinarie negli edifici pubblici. Servono risorse da Stato e Regione“, conclude il sindaco di Riposto.

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