“Stiamo osservando un aumento di 0,5°C ogni dieci anni, che sembra poco ma per l’ecosistema sensibili come quelli marini non lo è affatto”. Lo dice Giordano Giorgi, Responsabile del Centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l’oceanografia operativa dell’Ispra, in audizione davanti alla Commissione Politiche Ue della Camera, in merito all’indagine conoscitiva sull’efficacia dei processi d’attuazione delle politiche dell’Unione europea e di utilizzo dei fondi strutturali e d’investimento europei per il Sistema-Paese. “Abbiamo variazioni del livello del mare che si attestano a 2,5 millimetri l’anno. Venezia in particolare sta sperimentando 4,5 millimetri l’anno – aggiunge -. Soprattutto c’è un aumento dei giorni in cui si manifestano le ondate di calore in mare, in particolare il 2023 ne ha viste tra le 50 e 200”.
“In questo contesto si è reso necessario programmare interventi per invertire il trend di degrado molto ambiziosi e su vasta scala”, prosegue Giorgi. Tra questi “il ripristino di letti ad ostriche nel Mar Adriatico in ben 7 siti, destinati al ripopolamento dell’Ostrica piatta (Ostrea edulis), una specie endemica del Mar Adriatico – spiega -. L’altro è il ripopolamento in 4 macro aree della Posidonia oceanica nel Mar Tirreno, sulle coste della Sicilia e della Calabria e presso le Isole Tremiti, del Coralligeno e della Cystoseira nel Mar Tirreno e della Cymodocea nel Mar Adriatico. In particolare, le preterie di Posidonia rappresentano un habitat di importanza cruciale per le coste del nostro Paese, in termini di protezione dai fenomeni di erosione costiera, di capacità di ostacolare la diffusione di specie aliene invasive e, non ultimo, di catturare CO2 in modo analogo a quanto realizzato dalle foreste terrestri”.
Ancora, “interventi di ripristino passivo che consistono nella realizzazione di campi ormeggio in aree marine protette ed in siti Natura 2000 finalizzati alla protezione degli habitat di fondo dagli ancoraggi delle imbarcazioni da diporto e la rimozione di reti da pesca abbandonate in ben 20 siti” e la “mappatura integrale di tutta la costa italiana (ben 7500 km), elemento cardine del progetto MER e un punto di eccellenza per il nostro Paese”.
Con progetto MER nave oceanografica all’avanguardia
Nell’ambito del Progetto MER – Marine Ecosystem Restoration è prevista l’acquisizione di una nuova nave oceanografica maggiore da ricerca (NOMR) dotata di tecnologie all’avanguardia che le consentono di svolgere attività di monitoraggio in acque profonde e dei fondali marini fino a 4mila metri mediante un veicolo teleguidato da remoto ROV (Remote Operating Vehicle), un veicolo autonomo sottomarino AUV (Automated Unmanned Vehicle) e strumenti acustici ad altissima risoluzione (multibeam, sidescan sonar). Il bando ISPRA ha visto l’aggiudicazione da parte del cantiere navale T.MARIOTTI di Genova con una lunga esperienza in navi dotate di altissime tecnologie. “La progettazione realizzata da ISPRA è frutto di un lavoro congiunto svolto grazie alla preziosa collaborazione con la Marina Militare“, segnalano Stefano Laporta, presidente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e Maria Siclari, direttore generale ISPRA, in audizione alla Commissione Politiche Ue della Camera sull’Efficacia dei processi di attuazione delle politiche dell’Unione europea e di utilizzo dei fondi strutturali e di investimento europei per il Sistema-Paese.
La nave oceanografica assicura all’Italia “una leadership nell’ambito del monitoraggio dei fondali marini”, segnalano i vertici ISPRA. La lunghezza della unità navale è di 69.5 metri ‘fuori tutto’ con una stazza di 2.600 tonnellate, è in grado di ospitare 29 persone tra equipaggio e tecnici/ricercatori con una autonomia di 6.000 miglia nautiche, è dotata di una gru da 20 tonnellate, oltre 100 metri quadri di laboratori in coperta, una unità ausiliaria per il monitoraggio costiero di 10 metri ed utilizza le tecnologie più all’avanguardia per garantire livelli elevatissimi di sostenibilità ambientale.
La propulsione è ibrida diesel-elettrica con capacità di navigare in modalità full electric per 4 ore in piena attività, è dotata di certificazione di classe green-plus e della certificazione di classe silenziosa Quiet Silent per garantire un monitoraggio affidabile e ad altissime prestazioni, senza arrecare disturbo alla fauna marina. “La silenziosità e sostenibilità ambientale unitamente agli strumenti tecnologici di cui è dotata la NOMR rappresentano un unicum a livello mediterraneo rispetto alle unità disponibili di altri Paesi sia pubbliche che private, assicurando all’Italia una leadership nell’ambito del monitoraggio dei fondali marini”, segnalano i vertici ISPRA.
“L’ambiente marino e costiero del nostro Paese è interessato da cambiamenti profondi che investono sia elementi biologici, degrado degli ecosistemi ed invasione di specie aliene, che elementi fisici, erosione costiera, aumento di fenomeni meteorologici estremi quali medicane, mareggiate, inondazioni“, ricordano Laporta e Siclari. Il Progetto MER “ha l’obiettivo di invertire il trend di degrado degli ecosistemi marini e fornire strumenti fondamentali ed unici per la gestione delle coste e dei fondali marini del nostro Paese mediante l’utilizzo di tecnologie avanzate che consentono di prevedere e pianificare le misure necessarie per affrontare i fenomeni in atto e sviluppare le infrastrutture costiere ed offshore in modo sostenibile, duraturo e con una corretta valutazione del rapporto costi/benefici”, rilevano i vertici ISPRA. L’unità navale oceanografica maggiore da ricerca (NOMR) rappresenta “uno strumento essenziale per assicurare al nostro paese una leadership nell’ambito del monitoraggio dei fondali marini che giocano un ruolo cruciale sia in termini di infrastrutture critiche che vi risiedono sia per le opportunità di sviluppo che per essere sostenibile necessità di adeguati strumenti di indagine e conoscenza“, aggiungono Laporta e Siclari
Il Progetto MER – Marine Ecosystem Restoration ha l’obiettivo di realizzare in ambito PNRR l’Investimento 3.5 dedicato al ‘Ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini’ afferente alla Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica, Componente 4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Con un budget di 400 milioni di euro, il progetto MER rappresenta “il più grande investimento mai realizzato dal nostro Paese per il ripristino, la conoscenza e la tutela dell’ambiente marino“, rilevano Laporta e Siclari. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, titolare dell’investimento, ha individuato l’ISPRA quale soggetto attuatore unico per la realizzazione del progetto MER.
Il progetto si articola in 37 interventi suddivisi su tre linee di attività: Ripristino attivo e passivo di habitat marini di assoluta rilevanza per la conservazione della biodiversità e la fornitura di servizi ecosistemici Mappatura di tutta la costa italiana e di 79 monti sottomarini presenti nelle aree del Mar Tirreno, del Canale di Sicilia e del Mar Adriatico Rafforzamento del sistema di osservazione dell’ambiente marino mediante reti fisse (boe e stazioni radar), dispositivi mobili autonomi (AUV) e una nuova unità navale oceanografica maggiore da ricerca (NOMR). “Il target fissato nella Common Decision di riferimento è altrettanto sfidante: completare almeno 22 interventi sui 37 previsti entro il 30 giugno 2025”, concludono Laporta e Siclari, “gli interventi di ripristino attivo non hanno precedenti nel panorama nazionale ed europeo in termini di vastità spaziale e complessità”.