Le recenti scoperte suggeriscono che Marte, oggi arido e desolato, abbia potuto ospitare, circa 3,5 miliardi di anni fa, un oceano o, quantomeno, ampie distese d’acqua simili a mari terrestri. A testimoniare questa ipotesi ci sono i depositi minerali sedimentari trovati dal rover cinese Zhurong Mars nella regione dell’Utopia Planitia meridionale. I dati, pubblicati su Scientific Reports, segnalano la presenza di caratteristiche geomorfologiche che suggeriscono un ambiente costiero, consolidando l’ipotesi di un antico mare e fornendo informazioni sulla storia climatica del pianeta rosso.
Marte e il mito dell’acqua: una lunga ricerca
L’idea che Marte possa aver ospitato grandi quantità di acqua liquida è oggetto di studi e speculazioni da oltre mezzo secolo. La scoperta di canali, valli e segni di erosione, rilevati nelle missioni condotte negli anni ’70 e ’80 dai programmi Viking e Mariner, ha suggerito che Marte abbia subito processi erosivi attribuibili alla presenza di acqua. Tuttavia, la questione rimaneva irrisolta: se l’acqua era effettivamente presente, quali condizioni climatiche avrebbero potuto mantenere l’acqua in stato liquido, viste le attuali temperature estremamente basse e la scarsa atmosfera del pianeta?
Zhurong Mars e la Vastitas Borealis: il punto di svolta
Il rover cinese Zhurong Mars, parte della missione Tianwen-1 lanciata dall’Agenzia Spaziale Cinese (CNSA), è atterrato su Marte nel maggio 2021, portando con sé strumenti avanzati per l’analisi geologica. La scelta di far atterrare Zhurong nella regione Vastitas Borealis, una vasta pianura situata nell’emisfero settentrionale, non è casuale: la Vastitas Borealis è infatti considerata una delle aree geologicamente più interessanti per le sue probabili connessioni con antichi processi idrici. Nella pianura, Zhurong ha rilevato depositi minerali coerenti con la presenza di un ambiente marino.
Il rilevamento e l’analisi di sedimenti particolarmente fini e omogenei, più tipici di bacini idrici che di regioni vulcaniche, hanno permesso ai ricercatori di ipotizzare che queste formazioni possano derivare da processi sedimentari in acqua. Tali sedimenti, infatti, presentano una granulometria omogenea che suggerisce la lenta deposizione in un ambiente acquoso, piuttosto che la frammentazione violenta tipica delle aree vulcaniche.
Un oceano coperto di ghiaccio: ipotesi di formazione e scomparsa
Le analisi di Bo Wu e colleghi indicano che l’Utopia Planitia potrebbe aver ospitato un oceano coperto da una coltre di ghiaccio. Questa ipotesi si basa su caratteristiche geomorfologiche individuate dai dati di Zhurong, tra cui sedimenti, canali di scolo e abbeverati che suggeriscono la presenza di una zona costiera o perlomeno di una linea di confine, oggi sepolta sotto strati di depositi.
I ricercatori stimano che l’oceano si sia formato circa 3,68 miliardi di anni fa a seguito di fenomeni catastrofici, forse causati da un’epoca di massicce inondazioni. Tuttavia, si trattava probabilmente di un ambiente di breve durata, scomparso nel giro di poche centinaia di milioni di anni. Il progressivo congelamento e l’evaporazione dell’acqua avrebbero lasciato Marte nella sua attuale aridità. Secondo i calcoli, l’oceano ghiacciato potrebbe essere scomparso circa 3,42 miliardi di anni fa, segnando l’inizio di una fase climatica del pianeta sempre più secca e inospitale.
Studi minerali e analisi stratigrafiche
Un aspetto fondamentale di queste scoperte risiede nell’analisi dettagliata dei minerali trovati nel suolo marziano. Le osservazioni condotte dal rover Zhurong mostrano tracce di solfati, silicati e argille, tutte caratteristiche di un ambiente acquoso. I silicati, in particolare, possono formarsi tramite l’alterazione chimica delle rocce in presenza di acqua acida o alcalina. Questo processo, noto come “alterazione idrotermale“, è tipico di ambienti con un pH variabile e con elevate concentrazioni di anidride carbonica, condizioni che potrebbero aver caratterizzato la superficie marziana in tempi antichi.
Le argille, che si formano anch’esse attraverso processi idrici, rappresentano un’altra conferma indiretta dell’esistenza di ambienti acquosi stabili. La loro presenza suggerisce che Marte possa aver avuto un’atmosfera più densa e calda, almeno temporaneamente, permettendo l’esistenza di mari, laghi e fiumi in superficie.
Clima e condizioni atmosferiche: quale Marte emerge da queste scoperte?
La storia climatica di Marte rimane uno degli aspetti più complessi e affascinanti della sua evoluzione. I dati geologici suggeriscono che il pianeta rosso potrebbe aver attraversato cicli climatici in cui temperature e densità atmosferiche erano sufficienti per mantenere acqua liquida sulla superficie. Tuttavia, l’attuale sottigliezza dell’atmosfera marziana e le temperature estremamente basse rendono improbabile la presenza di acqua liquida oggi, se non sotto forma di ghiaccio.
Le ragioni per cui Marte abbia perso la sua atmosfera restano ipotetiche. La teoria più accreditata è che il pianeta, a differenza della Terra, non possiede un campo magnetico globale, esponendo la sua atmosfera all’erosione causata dal vento solare. Questa mancanza di protezione magnetica avrebbe portato progressivamente alla dispersione dell’atmosfera, determinando il collasso climatico e il congelamento della superficie.
Marte come “pianeta della speranza”?
La scoperta di tracce di acqua passata solleva una domanda fondamentale: Marte ha mai avuto condizioni sufficientemente stabili per permettere l’emergere di forme di vita? Sebbene Zhurong non abbia fornito prove dirette, le analogie con ambienti terrestri suggeriscono che, in passato, Marte possa aver ospitato microbi o altre forme di vita semplice. L’acqua liquida, considerata un requisito essenziale per la vita come la conosciamo, potrebbe aver offerto le condizioni per la sopravvivenza di organismi unicellulari per un periodo di tempo relativamente breve.
Esplorazioni future mireranno a confermare o smentire la presenza di forme di vita passate. Missioni come Mars Sample Return, sviluppata dalla NASA in collaborazione con l’ESA, hanno l’obiettivo di prelevare e riportare campioni di suolo marziano sulla Terra, dove potranno essere analizzati con strumenti di altissima precisione per cercare molecole organiche e potenziali biofirme.
Siti di sbarco per le prossime missioni: l’interesse scientifico dell’Utopia Planitia
La regione dell’Utopia Planitia, grazie alla sua particolare conformazione geologica, è ora considerata un sito ideale per missioni future. Questa zona, con i suoi strati sedimentari ben conservati, offre un contesto privilegiato per l’esplorazione della storia climatica e geologica di Marte. I sedimenti e i depositi minerali presenti sono simili a quelli terrestri riscontrati in ambienti lacustri e marini, e potrebbero contenere indizi significativi sull’evoluzione del pianeta.
I ricercatori stanno attualmente studiando le modalità per organizzare missioni che possano atterrare in questa regione e raccogliere campioni direttamente da quelle che potrebbero essere le antiche linee di costa dell’oceano marziano. Questi campioni potrebbero svelare non solo le condizioni climatiche del passato, ma anche il potenziale di Marte per supportare forme di vita.
Cosa Marte può insegnare alla Terra
Le nuove scoperte su Marte ci pongono di fronte a una storia complessa e affascinante, in cui l’evoluzione di un pianeta è influenzata da fattori che trascendono i confini del nostro pianeta. Se Marte, come sembra suggerire lo studio, è passato da una fase umida e temperata a un’era glaciale e arida, comprendere questi processi può fornirci informazioni preziose sul nostro clima e sull’importanza di preservare le condizioni attuali.
L’esplorazione spaziale, quindi, non è solo un viaggio verso l’ignoto, ma un’opportunità per riflettere sul futuro del nostro stesso pianeta. Marte ci mostra quanto fragili possano essere gli equilibri climatici e quanto rapidamente un mondo abitabile possa diventare inospitale. Studi come quello condotto su Marte ci ricordano l’importanza della scienza per il futuro dell’umanità e per la comprensione della nostra stessa esistenza nell’universo.