Il Senato ha approvato definitivamente un disegno di legge che rende la Gestazione per altri (GPA) un “reato universale“, una legge che entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale il 18 novembre. Ma come si colloca l’Italia rispetto agli altri Paesi nel mondo, dove la regolamentazione della maternità surrogata varia notevolmente?
Attualmente, in 66 Paesi la GPA è legalmente regolamentata, con normative che spaziano dalla forma altruistica, cioè senza compenso, a quella commerciale. In alcune nazioni è possibile accedere a entrambe le modalità, mentre in altri, come la Grecia, la GPA è strettamente legata a restrizioni, come la necessità che la coppia sia eterosessuale o che vi siano gravi motivi di salute.
In Europa, Paesi come Danimarca, Belgio, Ungheria, Bulgaria e Paesi Bassi consentono la maternità surrogata, ma spesso solo in forma non retribuita. Il Regno Unito, la Grecia e l’Irlanda hanno leggi che permettono la GPA con specifici requisiti legali e medici, a tutela dei diritti dei genitori intenzionali. Al contrario, Francia, Spagna, Germania e Norvegia hanno vietato la pratica.
Negli Stati Uniti la situazione è ancora più variegata: alcuni Stati, come California e Illinois, permettono sia la GPA commerciale che quella altruistica, mentre altri, come Louisiana e Michigan, limitano la pratica alla sola forma non retribuita. In Canada, la GPA è legale, ma solo nella sua forma altruistica, vietando qualsiasi pagamento alla madre surrogata, tranne per il rimborso delle spese mediche.
Nel resto del mondo, Paesi come l’India e il Messico, un tempo molto popolari per la maternità surrogata a pagamento, hanno introdotto restrizioni più severe, regolando con maggiore rigidità l’accesso alla GPA. La situazione rimane complessa e in continua evoluzione, con leggi che riflettono diverse sensibilità culturali, sociali ed etiche.