Le possibilità che la vita si manifesti nell’Universo potrebbero ora essere calcolate grazie a un nuovo modello teorico presentato da un gruppo di scienziati internazionali. Il team, composto da ricercatori della Durham University, dell’Università di Edimburgo e dell’Università di Ginevra, ha descritto il modello nella rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Guidati da Daniele Sorini, gli scienziati si sono ispirati all’equazione di Drake, la celebre formula ideata negli anni ’60 per stimare il numero di civiltà extraterrestri rilevabili nella nostra galassia, la Via Lattea.
L’equazione di Drake
L’equazione di Drake si basa sul calcolo delle probabilità che un corpo celeste ospiti le condizioni favorevoli per la vita, come la presenza di acqua e una temperatura adeguata. Tuttavia, nel nuovo modello, gli autori si concentrano su vari fattori che includono l’accelerazione dell’espansione dell’Universo e la quantità di stelle che vengono formate. Questi fattori, influenzati dalla cosiddetta energia oscura, potrebbero modificare le stime delle probabilità di vita intelligente, persino in contesti cosmici alternativi, come il Multiverso.
L’espansione dell’Universo, infatti, dipende dall’energia oscura, una forza misteriosa che rappresenta più di due terzi del nostro Universo. Poiché le stelle sono una precondizione per l’emergere della vita, questo modello offre nuovi spunti per stimare la probabilità di vita intelligente in diversi scenari cosmici. Tuttavia, non si tratta di calcolare il numero esatto di eventi in cui la vita potrebbe manifestarsi, ma piuttosto di determinare la probabilità che un osservatore casuale possa trovarsi in un Universo con caratteristiche specifiche.
Come spiegano gli autori, un “osservatore tipico si aspetterebbe di sperimentare una densità di energia oscura sostanzialmente maggiore di quella osservata nel nostro Universo“, il che implica che le condizioni che viviamo rendono la nostra realtà un caso particolare di coincidenze fortuite.
Un Universo “più efficiente”
Nel documento, gli scienziati propongono anche il calcolo della frazione di materia ordinaria convertita in stelle nel corso dell’intera storia dell’Universo, considerando diverse densità di energia oscura. I calcoli suggeriscono che in un Universo “più efficiente” la frazione di materia convertita in stelle sarebbe pari al 27%, rispetto al 23% del nostro Universo. Questo dato implica che la nostra realtà non appartiene a un Universo con le maggiori probabilità di formare forme di vita intelligenti.
“Comprendere l’energia oscura e il suo impatto sul nostro Universo – osserva Sorini – rappresenta una delle sfide principali della cosmologia e della fisica fondamentale. I parametri che governano il nostro Universo, tra cui la densità dell’energia oscura, potrebbero spiegare la nostra stessa esistenza. I nostri calcoli indicano che una densità di energia più elevata sarebbe compatibile con la vita“.
L’energia oscura, infatti, provoca un’espansione sempre più rapida dell’Universo, contrastando l’attrazione gravitazionale e permettendo la formazione di strutture cosmiche. Tuttavia, la vita come la conosciamo richiede condizioni stabili che favoriscano l’evoluzione e il mantenimento della vita per miliardi di anni.
“Sarà entusiasmante utilizzare il modello per esplorare l’emergere della vita in diversi Universi“, commenta Lucas Lombriser, dell’Università di Ginevra, aggiungendo che “verificare l’esattezza di alcune delle più affascinanti domande della cosmologia sarà un’impresa stimolante“.
Concludendo, gli autori sottolineano che “l’equazione di Drake era più una guida per gli scienziati su come procedere nella ricerca della vita, piuttosto che uno strumento di stima o un serio tentativo di determinare un risultato accurato. Il nostro modello potrebbe colmare queste lacune“.