Il 2024 ha visto un’escalation di eventi climatici estremi in Europa meridionale, dal fenomeno dei “Medicane” ai drammatici incendi, fino alle ondate di calore senza precedenti. Con un riscaldamento medio della temperatura che supera la media globale, l’area del Mediterraneo si è trasformata in un epicentro del cambiamento climatico, dove il surplus energetico e il surriscaldamento delle acque marine spingono la regione verso una fase di instabilità. Questi cambiamenti rischiano di diventare la nuova norma, portando con sé sfide enormi per l’equilibrio dell’ecosistema mediterraneo e per la sicurezza delle comunità.
“Siamo entrati in una fase di accelerazione esponenziale nel cambiamento dell’ecosistema, al punto che non sappiamo più cosa succederà,” ha dichiarato al Corriere Grammenos Mastrojeni, segretario generale aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo. “Abbiamo alterato l’equilibrio energetico del sistema Terra con questa coperta di gas serra che lascia entrare la radiazione solare ma non la lascia più uscire nello spazio quando il pianeta la rispedirebbe, immagazzinando ogni giorno una quantità di energia enorme: a livello globale è superiore all’esplosione di 400.000 bombe di Hiroshima al giorno“. “Da stabilizzatore del clima, che ha permesso la grande rivoluzione agricola, il Mediterraneo è diventato motore di caos e instabilità“.
“Dall’inizio degli anni ‘80, il Mar Mediterraneo si è riscaldato di circa 0,4 °C per decennio, ovvero più velocemente della media globale degli oceani. Ciò sta portando a ondate di calore marine più frequenti e gravi, soprattutto negli ultimi 20 anni,” ha dichiarato al Corriere Giulia Bonino, ricercatrice del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc). L’aumento della temperatura della superficie del mare amplifica l’energia disponibile per i processi atmosferici, aumentando la probabilità di eventi estremi.
Le ondate di calore marine amplificano i “Medicane“, gli uragani mediterranei. “Sebbene la frequenza di questi cicloni non sia necessariamente aumentata con il cambiamento climatico, negli ultimi 10-15 anni abbiamo visto un’intensità maggiore che porta a cicloni più simili alle loro manifestazioni tropicali,” ha spiegato al Corriere Leone Cavicchia, ricercatore del Cmcc. Anche la tempesta Boris e la DANA in Spagna sono in parte riconducibili a una combinazione di temperature marine superiori alla media e temperature dell’aria più calde. “Ogni grado Celsius di aumento della temperatura atmosferica porta a un ulteriore 7% di vapore acqueo contenuto nell’atmosfera, che viene poi rilasciato sotto forma di precipitazioni,” ha sottolineato Cavicchia.