I prezzi del petrolio oscillano, con gli investitori che faticano a determinare l’influenza sul prezzo dell’oro nero dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. A fine mattinata i futuri su un barile di Brent con consegna a gennaio passano di mano a 74,6 dollari (-0,6%) e quelli su un barile di Wti a 71,12 dollari (-0,7%). Secondo gli analisti, gli investitori si aspettano che una seconda amministrazione Trump stimoli la crescita economica ed i consumi negli Stati Uniti, grazie all’aumento della spesa fiscale e ai tagli alle tasse annunciate in campagna elettorale. Altro fattore rialzista, la politica del neo presidente potrebbe apportare sanzioni più severe contro Iran e Venezuela, riducendo potenzialmente la loro produzione e le esportazioni di greggio verso il mercato mondiale.
Tuttavia, persistono le preoccupazioni che i dazi commerciali di Trump possano esercitare pressione sull’economia cinese, frenando la domanda del più grande importatore mondiale di petrolio. Pechino è tornata ad avvertire oggi che non ci sarebbe “alcun vincitore in una guerra commerciale” con Washington. Inoltre, il futuro presidente americano ha anche promesso di ridurre l’inflazione ed i prezzi dell’energia. Il repubblicano è un forte sostenitore dei combustibili fossili e il mercato si aspetta condizioni favorevoli per i produttori di petrolio americani, che porterebbero a un’offerta ancora più abbondante da parte degli Usa. Elezioni a parte, la scorsa settimana l’Eia ha riportato un aumento maggiore del previsto delle scorte di petrolio (di 2,149 milioni di barili), ma “le esportazioni americane sono diminuite drasticamente”, precisano gli analisti della Dnb.