Contrariamente alla credenza comune, il pianeta che mediamente si trova più vicino alla Terra non è Venere, ma Mercurio. Questa sorprendente scoperta è stata proposta da tre astronomi americani nel 2019, e sfida il tradizionale metodo di calcolo delle distanze interplanetarie. Il metodo tradizionale calcolava la distanza tra i pianeti sottraendo le distanze medie di ciascun pianeta dal Sole. Con questo approccio, Venere appariva come il pianeta più vicino alla Terra, dato che la sua distanza media dal Sole è inferiore a quella di Mercurio. Tuttavia, il nuovo metodo tiene conto dei movimenti orbitali dei pianeti, misurando la distanza media effettiva tra loro nel tempo.
Questo metodo innovativo ha rivelato che, su un periodo di 10.000 anni, Mercurio si trova mediamente più vicino alla Terra rispetto a Venere. Infatti, la distanza media di Mercurio dalla Terra risulta essere di circa 1,038 Unità Astronomiche (UA), mentre Venere si attesta a 1,136 UA.
Le ragioni principali per cui Mercurio risulta più vicino risiedono nella sua orbita più veloce e nella sua distanza media inferiore. Orbita il Sole molto più rapidamente rispetto a Venere, attraversando più frequentemente le zone prossime alla Terra. Pur avvicinandosi in alcuni momenti più di Mercurio, Venere trascorre la maggior parte del tempo a una distanza maggiore.
Questa scoperta ha portato a una nuova comprensione della dinamica del Sistema Solare, evidenziando l’importanza di calcolare le distanze medie tra i pianeti su lunghi periodi, tenendo conto del loro movimento orbitale. L’analisi dimostra come anche in ambiti consolidati come l’astronomia possano emergere complessità inattese.
Un dato altrettanto interessante è che, tralasciando la Luna e alcuni piccoli asteroidi, il corpo celeste mediamente più vicino alla Terra è il Sole stesso, con una distanza media di 1 UA.
Questa nuova visione delle distanze planetarie potrebbe influenzare future missioni spaziali e arricchire la nostra comprensione dei movimenti nel Sistema Solare, gettando nuova luce su concetti considerati basilari, ma in realtà profondamente complessi.