Sardegna, si rischia una guerra nei tribunali sulle aree delle rinnovabili

La situazione delicata in Sardegna sulle aree delle rinnovabili: si rischia una guerra nei tribunali
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“Nella storia dell’autonomia della Sardegna non è mai accaduta una cosa del genere”. E’ furioso Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale sardo, nel commentare le comunicazioni arrivate alla sua scrivania da multinazionali dell’energia, nelle quali si diffidano i consiglieri a non approvare la legge che disciplina le aree idonee ad accogliere impianti da fonti rinnovabili, da oggi all’esame dell’aula. Da quanto si apprende, gli uffici dell’avvocatura consiliare sono al lavoro per verificare se ci sono gli estremi per ricorrere alle vie legali contro iniziative che il presidente dell’assemblea non ha timore a tacciare come vere e proprie intimidazioni. Insomma, si rischia la guerra nei tribunali, considerato che anche le società che lavorano nelle rinnovabili- e che temono di essere penalizzate dal disegno di legge della giunta Todde- parlano della possibilità di ricorrere a misure legali “necessarie per tutelare i diritti e gli interessi delle aziende, lavoratori e delle parti lese coinvolte”.

“Non è mai accaduto che durante i lavori dell’aula arrivassero delle diffide che mettessero in dubbio l’attività del Consiglio- spiega Comandini ai cronisti dopo il suo intervento in aula- e le prerogative degli eletti dal popolo per svolgere il loro mandato”. Incarico, ricorda il dem, “difeso dalla Costituzione e dal nostro Statuto. Quella sulle aree idonee è una discussione difficile, complessa e delicata, e non vogliamo intimidazioni che vengono dall’esterno di quest’aula. Soprattutto a opera di società private che hanno interessi, legittimi, ma che non possono essere portati avanti con atti del genere”.

La comunicazione delle multinazionali energetiche

Tornando a una delle comunicazioni inviate dalle multinazionali energetiche, si legge: “la norma 5 del 2024 (la cosiddetta moratoria, ndr) e il disegno di legge sulle aree idonee- qualora approvato senza opportuni emendamenti che consentano di rispettare la normativa europea- compromettono in modo irreversibile lo sviluppo economico del settore cagionando, dunque, considerevoli danni economici alle aziende operanti nel settore delle energie rinnovabili”. Danni che si estendono, inoltre, “anche ai proprietari terrieri coinvolti, i quali vedranno compromessi irreversibilmente i propri contratti e le legittime aspettative di reddito, sviluppo dei propri beni, compresi i Comuni ed enti locali cui ricadono i terreni ei progetti”.

Non ultima “la perdita di migliaia di posti di lavoro che a rigore di logica la politica dovrebbe incrementare e non cancellare in un solo colpo, nonché la creazione di altre migliaia di occupati nell’indotto, che per misura e quantità non sono riscontrabili nemmeno nei settori oggi occupati nelle aree industriali di Portovesme, Ottana e Porto Torres messi insieme”. Per tutte le considerazioni esposte “si ritiene opportuno, da parte nostra, presentare un esposto presso la Corte dei conti. Vi informiamo che, in assenza di un rapido intervento risolutivo, ci vedremo costretti, nostro malgrado a ricorrere a tutte le misure necessarie legali per tutelare i diritti e gli interessi delle aziende, lavoratori e delle parti lese coinvolte”. 

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