Sono state scoperte nuove specie di margherite grazie all’utilizzo di avanzate tecniche di analisi genetica, come emerge da uno studio condotto dal South African National Biodiversity Institute e pubblicato nel South African Journal of Botany. Attualmente si stima che sulla Terra esistano circa 8,7 milioni di specie, di cui circa 2,2 milioni si trovano negli oceani. Molte specie possono essere identificate tramite il metodo tradizionale, basato sulle caratteristiche fisiche, ovvero la morfologia. Tuttavia, da oltre dieci anni, botanici e zoologi utilizzano anche il sequenziamento del DNA per una più precisa identificazione delle specie. Finora, gli scienziati avevano selezionato un singolo sito nel DNA caratteristico della specie, ma questa pratica talvolta può risultare errata.
“Ci sono momenti in cui diverse specie di piante sono difficili da caratterizzare da una piccola sequenza di DNA. Ma ora il sequenziamento del DNA ha fatto diversi passi avanti e siamo stati in grado di identificare specie completamente nuove analizzando una parte più ampia del genoma“, spiega Zaynab Shaik, autrice di una tesi di dottorato presso l’Università di Goteborg. Zaynab Shaik ha concentrato la sua ricerca su un gruppo di 66 specie di margherite riconosciute, che crescono nella Provincia del Capo, in Sudafrica. Sebbene le margherite siano piante ben conosciute, con la prima specie descritta nel 1753, c’è un gruppo di margherite nella regione che ha messo in difficoltà i botanici, rendendole difficili da identificare. Le piante sono “criptiche“, ossia sembrano identiche, con foglie e fiori simili, e presentano lo stesso portamento e distribuzione, ma differiscono notevolmente dal punto di vista genetico.
“È importante che abbiamo una migliore comprensione delle relazioni tra le piante e della biodiversità sulla Terra. È facile immaginare quanto potrebbe essere sbagliato scoprire che una pianta è adatta all’uso come base in un farmaco e poi scegliere un’altra specie simile, che potrebbe non avere affatto le stesse proprietà“, afferma ancora Zaynab Shaik. Le analisi genetiche delle specie criptiche condotte da Shaik hanno portato alla scoperta di quattro nuove specie di margherite. “Quando me lo chiedono, c’è un po’ di anti-climax quando spiego che non è che ho trovato una nuova margherita in un luogo remoto che nessuno aveva mai visto prima. Ma queste sono state ammirate per molto tempo, ma sono state scambiate per un’altra specie“, aggiunge Shaik.
Il metodo utilizzato da Zaynab Shaik per identificare le specie si chiama tassonomia integrativa. Questo approccio unisce le osservazioni tradizionali dell’aspetto delle piante e delle abitudini di crescita con il sequenziamento del DNA in laboratorio. Insieme, questi metodi permettono di ottenere una visione più precisa dei confini tra le specie. Secondo gli scienziati che utilizzano questa metodologia, la scoperta di nuove specie avverrà a un ritmo più veloce di quanto precedentemente ipotizzato.
“Nel Capo, si è pensato che solo l’1 percento della biodiversità rimanesse da scoprire. I miei risultati suggeriscono che potrebbe essere molto di più. E lo stesso dovrebbe ragionevolmente applicarsi ad altre aree del globo“, conclude Zaynab Shaik.