In una minuscola area del cervello, conosciuta come locus coeruleus, è stato individuato un meccanismo definito come un vero e proprio “orologio” del sonno. Questa scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Neuroscience, è il risultato di una ricerca condotta dall’Università di Losanna. Lo studio svela il ruolo del locus coeruleus non solo nel rispondere a situazioni di stress e panico, ma anche nel regolare il delicato equilibrio tra la fase Rem, durante la quale si sogna, e le altre fasi del sonno.
Questo “orologio” cerebrale potrebbe rappresentare un passo avanti nella comprensione dei disturbi del sonno e nella ricerca di nuove terapie, evidenziando inoltre come lo stress influenzi negativamente la qualità del riposo. Gli scienziati hanno osservato che il locus coeruleus alterna ciclicamente picchi di attività a momenti di quiete ogni 50 secondi circa. Durante questi picchi, il cervello si trova in uno stato simile alla veglia, consentendo una maggiore vigilanza verso potenziali pericoli, ma senza un completo risveglio. Al contrario, nei momenti di quiete, si verificano le transizioni verso il sonno Rem, che in condizioni normali occupa circa il 25% della notte.
“Questo schema era rimasto un mistero, fino ad ora“, affermano i ricercatori, coordinati da Anita Lüthi. Hanno infatti dimostrato che esperienze stressanti accumulate durante la giornata possono interferire con il “ticchettio” del locus coeruleus, rendendo difficile il passaggio alla fase Rem e causando un riposo frammentato, caratterizzato da risvegli frequenti.
Secondo gli autori dello studio, questi risultati aprono nuove prospettive per trattamenti clinici mirati ai disturbi del sonno. “Il locus coeruleus potrebbe essere sfruttato come bersaglio per regolare il ciclo del sonno e migliorare la qualità del riposo“, concludono i ricercatori.
La scoperta non solo fornisce un’importante chiave interpretativa per il funzionamento del cervello durante il sonno, ma suggerisce anche un legame diretto tra stress, vigilanza e qualità del riposo, rendendo il locus coeruleus un potenziale punto di riferimento per future applicazioni terapeutiche.