Negli Stati Uniti, i tassi di sopravvivenza per gli infarti e arresti cardiaci extraospedalieri hanno registrato un miglioramento rispetto ai periodi del 2020 e 2021, ma sono ancora lontani dai livelli pre-pandemia. Questo è quanto emerso da uno studio presentato durante il Congresso Annuale dell’American Heart Association, condotto dai ricercatori dell’Università del Texas Southwestern Medical Center di Dallas. Il team di ricerca, guidato da Eric Hall, ha esaminato i tassi di sopravvivenza delle persone che hanno subito un arresto cardiaco fuori dall’ospedale tra il 2015 e il 2022.
I risultati hanno mostrato un calo significativo della sopravvivenza all’inizio della pandemia nel 2020, con un recupero solo parziale nel 2022, che non ha comunque raggiunto i livelli pre-Covid. “I nostri risultati – afferma Hall – indicano che l’insorgenza della pandemia ha invertito i progressi ottenuti negli anni precedenti, esacerbando tra l’altro le disparità tra le comunità di colore e ispaniche. È necessario compiere uno sforzo combinato per migliorare i tassi di sopravvivenza in generale, lavorando per ridurre le discrepanze a livello di etnia.”
L’arresto cardiaco avviene quando il cuore smette improvvisamente di battere, e se non viene trattato tempestivamente, le conseguenze possono essere fatali. La maggior parte degli arresti cardiaci si verifica in casa, nei luoghi pubblici o nelle case di cura, dove l’accesso immediato alle cure mediche è limitato, riducendo così le possibilità di sopravvivenza per i pazienti. Secondo lo studio, il tasso di sopravvivenza complessivo extraospedaliero fino alla dimissione era di circa il 10% tra il 2015 e il 2019, con picchi dell’11% nelle comunità multietniche e del 12% tra i caucasici. Tuttavia, nelle comunità nere e ispaniche il tasso non superava l’8%.
Nel 2020, questi valori sono scesi al 9% per la popolazione generale e al 6,6% per le comunità di colore e ispaniche. Tra il 2021 e il 2022, si è registrato un piccolo miglioramento nella sopravvivenza, che ha raggiunto il 9,1% nella popolazione generale, con una riduzione della disparità etnica, scesa al 2,6% rispetto al 3% riscontrato tra il 2015 e il 2019.
“Siamo rimasti sorpresi del fatto che i valori non siano tornati ai livelli pre-pandemici – commenta Saket Girotra, uno degli autori dello studio. “Stiamo ora conducendo approfondimenti per identificare le pratiche più efficaci per il trattamento dei pazienti.”
Infine, Sarah Perman, docente presso la Yale School of Medicine, conclude: “Ipotizziamo che il ritardo nell’accesso alle cure ospedaliere giochi ancora un ruolo in queste dinamiche. Allo stesso tempo, nel 2019 non è stato più possibile somministrare il fentanil in caso di arresto cardiaco, il che potrebbe aver contribuito alla diminuzione delle possibilità di sopravvivenza. Sarà comunque necessario condurre ulteriori approfondimenti.”