Le scimmie cappuccine selvatiche mostrano un calo significativo delle prestazioni immunitarie quando esposte a temperature più elevate, con un impatto maggiore sugli esemplari più giovani. Questo risultato, pubblicato su Science Advances, è stato ottenuto da un team di ricercatori dell’Università del Michigan e dell’Emory University, nell’ambito del Capuchinos de Taboga Research Project, avviato nel 2017. Lo studio si è concentrato sulla specie Cebus imitator (o cebo di Panama) nella riserva forestale di Taboga, in Costa Rica.
La scoperta
Gli scienziati hanno osservato che, durante periodi di almeno due settimane con temperature superiori ai 30°C, le capacità immunitarie delle scimmie si riducono notevolmente. In particolare, si sono verificati cambiamenti nel sistema immunitario generalizzato, che si attiva quando l’organismo percepisce una minaccia. “Questi risultati – commenta Jordan Lucore, autore principale dello studio – potrebbero avere implicazioni per la comprensione degli effetti del cambiamento climatico, dato che questa improbabile relazione tra sistema immunitario e temperatura è stata osservata in una specie imprevista e a esposizione più bassa di quanto ci saremmo aspettati”.
L’adattabilità in discussione
I cebi cappuccini sono noti per la loro capacità di adattarsi a climi e ambienti diversi. Tuttavia, come sottolinea Lucore, “questa adattabilità non si sposa con la reazione che abbiamo osservato. Siamo rimasti davvero sorpresi”.
Per analizzare il sistema immunitario in modo non invasivo, i ricercatori hanno utilizzato un biomarcatore, la neopterina, presente nelle urine. I campioni sono stati raccolti utilizzando un cestino attaccato a un bastone, limitando al massimo l’interferenza con gli animali. I risultati hanno confermato che le prestazioni immunitarie calano sensibilmente in condizioni di calore prolungato, con un effetto più marcato nei giovani esemplari.
“I nostri risultati sono molto rilevanti – sottolineano gli autori – non sappiamo ancora se queste conseguenze avranno impatti a lungo termine sulla salute degli animali selvatici. Nei prossimi lavori, dovremo esaminare più generazioni per capire se la ridotta prestazione immunitaria possa provocare cambiamenti di salute o alterare il successo riproduttivo”.
Il collegamento con il cambiamento climatico
Sebbene gli animali endotermi, come le scimmie, abbiano la capacità di regolare la propria temperatura corporea e siano considerati meno vulnerabili alle fluttuazioni climatiche, questo studio rivela un quadro diverso. “Anche se questi dati non possono essere estesi alla popolazione umana – conclude Lucore – sono importanti per comprendere gli impatti del cambiamento climatico sulle popolazioni di animali selvatici”.
Il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature, si conferma dunque una minaccia sempre più evidente anche per le specie ritenute maggiormente resilienti, sottolineando la necessità di azioni globali per mitigare i suoi effetti.