Una nuova analisi evidenzia come la tempesta Boris, che a settembre ha colpito l’Europa centrale, causando 27 vittime in Paesi come Polonia e Romania, sia stata potenziata del 9% dai cambiamenti climatici. Questa scoperta proviene da un modello di analisi dei dati sviluppato dal gruppo di ricerca coordinato da Marylou Athanase, dell’Istituto tedesco Alfred Wegener, e pubblicato sulla rivista Nature Communications Earth & Environment.
“Applichiamo il principio del ‘che cosa succederebbe se’“, ha dichiarato Antonio Sánchez-Benítez, uno degli autori dello studio. “Come apparirebbe una data catastrofe in un mondo senza cambiamenti climatici? E in un clima ancora più caldo?“, ha aggiunto un altro autore, evidenziando l’importanza di confrontare gli scenari ipotetici con la realtà. “Confrontiamo gli scenari ipotetici con la realtà e da qui possiamo identificare molto chiaramente le impronte digitali del cambiamento climatico, non solo per gli eventi meteorologici estremi, ma anche per il meteo quotidiano“, ha osservato.
I ricercatori sottolineano che la distinzione tra eventi meteorologici e il loro legame con i cambiamenti climatici non è semplice, poiché i modelli precedentemente utilizzati non riuscivano a stimare quanto questi cambiamenti avessero aumentato la probabilità di eventi estremi. Tuttavia, il nuovo metodo, chiamato Storylines, consente di analizzare fenomeni realmente avvenuti e di provare a ricostruirli in scenari climatici differenti, come quello dell’era preindustriale, caratterizzato da livelli di CO₂ inferiori.
“È come una sorta di macchina del tempo“, affermano i ricercatori, poiché il modello simula le attuali perturbazioni, ma contestualizzate circa un secolo fa. L’analisi dei dati richiede circa tre giorni, e lo strumento è liberamente accessibile online. Messo alla prova sulla recente violenta tempesta Boris, il modello ha rivelato che la tempesta è stata il 9% più potente rispetto a come sarebbe stata nell’era preindustriale. Sebbene questa percentuale possa sembrare irrilevante, i ricercatori avvertono che può avere un impatto significativo sulla stabilità degli argini di un fiume.