La stagione degli uragani 2024 nell’Atlantico si avvia alla conclusione, ma la natura continua a ricordarci che non è ancora finita. La tempesta tropicale Sara, 3ª tempesta con nome nel mese di novembre, si è formata nel Mar dei Caraibi occidentale, approdando giovedì sulla costa settentrionale dell’Honduras. Con piogge torrenziali, Sara ha rallentato il suo percorso verso il Belize, e si prevede che si dissiperà lunedì sulla penisola dello Yucatán, dopo aver scaricato fino a 100 cm di pioggia in alcune aree.
Questo novembre si è rivelato eccezionalmente attivo, con 3 tempeste già registrate: Patty ha portato piogge intense nelle Azzorre senza toccare terraferma, e Rafael, un uragano di categoria 3 ha devastato Giamaica, Isole Cayman e Cuba. In un mese che solitamente vede una tempesta tropicale ogni uno o due anni, la frequenza di quest’anno è sorprendente.
Novembre e gli uragani
La stagione degli uragani nell’Atlantico ufficialmente dura dal 1° giugno al 30 novembre, periodo in cui le condizioni atmosferiche e marine sono più favorevoli per la formazione di tempeste tropicali. La temperatura del mare deve raggiungere almeno +26°C per alimentare questi fenomeni, mentre la riduzione del wind shear – cambiamenti di velocità e direzione del vento che ostacolano lo sviluppo degli uragani – facilita la loro crescita. Tuttavia, a novembre il wind shear tende ad aumentare, rendendo meno probabile la formazione di nuove tempeste, ha spiegato ad AP Levi Silvers, ricercatore della Colorado State University.
Dal 1851, solo 125 tempeste tropicali sono state registrate a novembre, di cui 63 si sono trasformate in uragani, mentre solo 12 hanno raggiunto intensità catastrofiche con venti superiori a 177 km/h. Nonostante ciò, gli eventi di questo mese possono avere impatti devastanti, come dimostra Rafael, che ha costretto all’evacuazione di 283mila persone a Cuba e distrutto oltre 460 abitazioni.
L’impatto del cambiamento climatico
La domanda sorge spontanea: il cambiamento climatico sta estendendo la stagione degli uragani? Brian McNoldy, ricercatore dell’Università di Miami, ha spiegato ad AP che il riscaldamento delle acque oceaniche potrebbe contribuire all’estensione della stagione, mantenendo temperature favorevoli fino a novembre inoltrato. Tuttavia, l’impatto sui modelli di wind shear, che tendono a sopprimere i cicloni tropicali, rimane incerto.
Le statistiche recenti mostrano un aumento degli uragani intensi e ad evoluzione rapida, ma il legame diretto con il cambiamento climatico è ancora oggetto di dibattito. Silvers ha sottolineato: “Non è chiaro se vedremo più uragani, ma ciò che sembra evidente è un aumento della loro intensità“.
Uno sguardo al passato e al futuro
Con 2 settimane ancora davanti, la stagione degli uragani del 2024 potrebbe continuare a sorprendere. Eventi passati, come le devastanti tempeste Eta e Iota del 2020, ricordano quanto impattanti possano essere gli uragani tardivi. Quell’anno, record per attività, registrò ben 30 tempeste con nome, superando l’alfabeto e introducendo l’uso delle lettere greche per i nomi.
La tempesta Sara è l’ultimo capitolo di una stagione movimentata che sottolinea ancora una volta l’importanza di monitorare e prepararsi a eventi estremi, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici globali che potrebbero riscrivere le regole della meteorologia tradizionale.