Un tempio zen tra le montagne: l’autunno in Giappone come esperienza del “qui e ora”

L’Hoko-ji non è solo un luogo storico, ma un simbolo vivente del legame profondo tra l’uomo e la natura
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Nel cuore del Giappone, tra le maestose montagne della regione di Tokai, un antico tempio zen invita i visitatori a immergersi nella contemplazione della natura e nella spiritualità del momento presente. L’Hoko-ji, noto come il “grande tempio” della setta Hoko del Buddhismo Rinzai, non è solo un luogo sacro, ma un’esperienza che abbraccia l’essenza stessa del vivere il “qui e ora“.

Un cammino tra gli Arhat di pietra

Il percorso verso l’Hoko-ji è scandito dalla presenza di cinquecento Arhat di pietra, statue raffiguranti i discepoli del Buddha, che sembrano guidare i visitatori verso l’ingresso del tempio. Le montagne circostanti, dipinte dai toni vibranti del rosso e del giallo autunnale, offrono uno spettacolo che rende omaggio al ciclo naturale delle stagioni, un elemento centrale della filosofia zen.

Una storia che attraversa i secoli

Fondato nel 1371 da Mumon Gensen, figlio dell’imperatore Go-Daigo, l’Hoko-ji è un luogo che porta con sé quasi sette secoli di storia. Questo tempio, vivo e pulsante come lo era alla sua fondazione, ha mantenuto intatta la sua funzione spirituale. I suoi terreni ospitano 22 edifici registrati come National Tangible Cultural Properties, tra cui il maestoso hondo, la sala principale. Ogni pietra, ogni albero e ogni struttura sembrano respirare insieme al visitatore, in una simbiosi che celebra la bellezza e l’armonia tra uomo e natura.

La forza della natura e il richiamo degli spiriti

Un simbolo di questa connessione con la natura è il grande cedro situato davanti al tempio. Circondato da corde sacre, simboleggia la presenza di un kami, uno spirito della natura venerato nella tradizione scintoista. Questo gesto riflette il profondo rispetto che il tempio nutre per l’ambiente circostante, considerato un’estensione del mondo spirituale.

Leggende e samurai: l’eredità di Tokugawa Ieyasu

Tra le numerose storie che avvolgono l’Hoko-ji, una delle più affascinanti riguarda Tokugawa Ieyasu, fondatore dello shogunato Tokugawa. Si narra che Ieyasu abbia garantito al tempio un territorio sicuro, riconoscendone l’importanza spirituale e strategica. Il documento che attesta questa promessa è ancora conservato nel tempio, un legame tangibile con il periodo feudale dei samurai, che furono grandi sostenitori dello Zen.

Il festival delle foglie d’autunno: un inno al momijigari

In autunno, l’Hoko-ji diventa il cuore del momijigari, la contemplazione delle foglie autunnali. Durante il “Festival delle foglie d’autunno“, il tempio celebra questa pratica con eventi e rituali che richiamano visitatori da ogni angolo del Giappone. Il momijigari ha un valore spirituale comparabile alla contemplazione dei fiori di ciliegio in primavera, un momento di riflessione e connessione con il ciclo naturale della vita.

La pratica dello zazen: silenzio e consapevolezza

All’interno del tempio, una vasta sala di tatami accoglie centinaia di postazioni per lo zazen, la meditazione seduta. Questa pratica, aperta a monaci, studenti, laici e persino turisti, rappresenta il cuore della filosofia zen. “Nel silenzio sentirete presto le voci degli uccelli e i sussurri degli alberi,” spiegano i monaci, sottolineando come il vuoto mentale sia il punto di partenza per cogliere la pura essenza dell’essere.

Lo zazen si affianca ad altre pratiche, come la copia dei sutra, che i visitatori intraprendono con consapevolezza e dedizione. Manager, studenti e gruppi di lavoratori arrivano al tempio per trovare non solo un momento di pace interiore, ma anche un arricchimento che si riflette nella loro vita quotidiana e nella comunità.

L’Hoko-ji non è solo un luogo storico, ma un simbolo vivente del legame profondo tra l’uomo e la natura. Nel silenzio delle sue sale e nella bellezza delle sue montagne, il tempio invita ogni visitatore a fermarsi, ascoltare e vivere l’autunno non solo come una stagione, ma come un’esperienza spirituale che celebra l’essenza del “qui e ora”.

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