Le associazioni ambientaliste Club Alpino Italiano, Legambiente, Lipu e WWF Delegazioni della Sicilia, in una nota, stigmatizzano “le notizie stampa uscite in questi giorni sulla definitiva realizzabilità dell’Osservatorio astronomico su Monte Mufara nel Parco delle Madonie“. Le associazioni ribadiscono “l’impegno per bloccare l’opera, che continuerà – dicono – con altri strumenti ed in altre sedi, da quella penale per la violazione delle norme a tutela del paesaggio e per il mancato intervento degli enti preposti alla tutela del siti, a quella amministrativa nei confronti degli ulteriori atti autorizzatori oltre quelli sottoposti al Tar in questa prima fase, basti pensare che ancora va esaminato il progetto della strada di accesso al cantiere e all’Osservatorio”.
Lo scorso 15 dicembre, al Tar “c’è stato solo un passaggio tecnico, per strategia si è deciso di non proseguire con quel ricorso e utilizzare altri strumenti – ancora la nota -. Il Tar si è limitato ad una presa d’atto e non ha quindi esaminato in alcun modo i numerosi profili di illegittimità sollevati, che permangono e sono stati proposti in altra sede, anche perché il Tar nella ordinanza di settembre 2024 ha ribadito che l’opera non beneficia del regime derogatorio discendente dalla norma nazionale entrata in vigore nell’agosto 2023 per cercare di superare proprio i divieti che sino a quella data non hanno consentito la realizzazione dell’opera“.
Su Monte Mufara “continua a vigere la declaratoria di improcedibilità del progetto da parte della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo – aggiungono le associazioni – per il vincolo di inedificabilità non considerato nell’istruttoria del progetto, non derogato e non censurato dal Tar”. “Ma anzi quanto accaduto dinnanzi al Tar, con la sospensiva prima concessa e poi non confermata, le motivazioni addotte sulla presunta tardività del ricorso e la protervia mostrata anche in questa circostanza dall’Ente Parco delle Madonie nel difendere la realizzazione dell’Osservatorio invece dell’integrità di Monte Mufara e della zona a tutela integrale del Parco, rendono le associazioni – continua la nota – ancora più determinate nel proseguire in questa battaglia, anche perché dopo questa prima fase della vicenda ora è chiaro a tutti chi intende agire per difendere natura, stato di diritto e integrità della montagna, e chi invece sta spingendo o sta consentendo la devastazione di una delle zone più integre delle Madonie”.
La nota poi conclude: “peraltro a seguito degli esposti delle associazioni, i lavori non sono mai realmente ripresi e l’impresa ha dovuto modificare pure l’area di cantiere”.