Le immersioni per la microgravità, i test di sopravvivenza sulla neve dei Pirenei: iniziato il viaggio dell’astronauta Andrea Patassa, “lo Spazio è il futuro” | FOTO

Iniziato l'addestramento, al via un lungo viaggio verso le stelle: intervista al Capitano Andrea Patassa, membro della Riserva Astronauti ESA
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    Credit ESA
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    Credit ESA – C. Bouju
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    Credit Aeronautica Militare
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    Andrea Patassa. Foto ESA
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    Andrea Patassa. Foto Alessandro Di Marco / Ansa
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MeteoWeb

Andrea Patassa, Capitano dell’Aeronautica Militare e pilota sperimentatore, è stato scelto nel 2022 per entrare nella Riserva Astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Dopo la conclusione della prima fase dell’addestramento solo pochi giorni fa, tra simulazioni di microgravità, esercitazioni di sopravvivenza e un percorso di formazione ad altissimo livello, il suo viaggio è solo all’inizio.

A livello globale è stata un’esperienza eccezionale, ovviamente. Io sono arrivato con aspettative alte per questa esperienza, ma anche queste sono state superate, sia dal punto di vista conoscitivo, per le lezioni, per quello che abbiamo imparato, per tutte le esperienze anche più pratiche che abbiamo fatto, ma anche dal punto di vista umano, in termini di crescita personale, per il gruppo creato con i miei colleghi, ma anche con tutto il Centro Astronautico Europeo. Il lavoro, l’addestramento, prendere un caffè con gli altri, conoscerli, è tutto parte dell’esperienza ed è importante anche in ottica dell’addestramento“, ha dichiarato ai microfoni di MeteoWeb il Capitano Andrea Patassa, membro della Riserva Astronauti ESA. Il primo ciclo di addestramento appena concluso, durato 2 mesi, è parte di 3 programmi della stessa durata, pensati per acquisire le competenze fondamentali a supporto della futura esplorazione spaziale europea e della ricerca scientifica.

L’addestramento per 5 riserve, tra cui lo spoletino Patassa, è iniziato il 28 ottobre e si è concluso lo scorso 13 dicembre. Il 13 gennaio 2025 sarà il turno degli altri 4 membri del gruppo, inclusa la bresciana Anthea Comellini.

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L’addestramento entra nel vivo

Questa prima tranche di addestramento ha incluso alcuni moduli del programma di formazione di base annuale che l’ESA richiede agli astronauti professionisti. Le attività comprendono lo sviluppo di competenze tecniche e operative di base, lo studio dei sistemi dei veicoli spaziali ed esercitazioni di sopravvivenza in acqua e in condizioni invernali per affrontare potenziali situazioni di emergenza. Inoltre, gli astronauti hanno iniziato a prepararsi per le passeggiate spaziali tramite immersioni subacquee nella Neutral Buoyancy Facility dell’ESA.

Sono stati tanti i momenti entusiasmanti che hanno contrassegnato i 2 mesi di attività, alcuni un po’ più di altri: “È stato veramente tutto fantastico, ma se devo scegliere qualcosa, direi sicuramente la prima immersione, nella grande piscina a Colonia, al Centro Astronautico Europeo: è quella che si usa per simulare le condizioni di microgravità, per addestrarsi alle passeggiate spaziali“, ha raccontato Patassa, rievocando l’emozione della prima immersione, dopo avere visto la piscina “da fuori da tanto tempo, dopo avere visto i video degli astronauti che si addestravano“.

L’end state, la parte finale, è l’immersione in una piscina con un mock-up della Stazione Spaziale, in una replica esatta della tuta che si utilizza per le attività extraveicolari“, ha proseguito il Capitano dell’Aeronautica Militare. “Prima di arrivare lì, però c’è un build-up, ci sono step da seguire, questo era un primo approccio, in primo ambientamento. Ci sono vari step per imparare ad utilizzare le procedure, la piscina, gli strumenti, in cui si aggiunge un pezzetto per volta“.

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Credit ESA – C. Bouju

Tante le attività ed esperienze complesse in 2 mesi intensi, ma sempre interessanti e stimolanti: “Non c’è stata un’esperienza più difficile delle altre: è tutto orientato all’apprendimento, a crescere. Tutte le attività erano progettate in modo che fossimo costantemente stimolati a imparare, e non c’è stato un momento che ho percepito come ‘difficile’, in realtà è tutto estremamente interessante, quindi questo lo rende anche facile: quando la materia è bella, è piacevole, automaticamente si ascolta, si studia, con piacere“.

Per quanto riguarda l’esercitazione di sopravvivenza in clima estremo e condizioni invernali, “siamo andati sui Pirenei, per una settimana, nella parte spagnola, al confine tra Francia e Spagna. Tra l’altro la settimana prima che arrivassimo ha nevicato molto, era molto bello perché c’era tantissima neve fresca dove si affondava: molto bello ma anche molto faticoso perché poi camminare e fare l’addestramento ha reso tutto particolarmente sfidante“, ha proseguito l’astronauta riserva dell’ESA. L’esercitazione di sopravvivenza, “la considero sullo stesso piano dell’immersione in piscina, perché è stata un’esperienza eccezionale: ovviamente, oltre alle competenze, alle skills di sopravvivenza che si imparano, c’è tutta la parte che simula quello che è l’ambiente spaziale, avere dei task, in un ambiente stressante, diverso dal normale, con un team di persone per un obiettivo comune. È quello è stato tanto importante, oltre che per la conoscenze, anche per fare gruppo e per sviluppare tutte le cosiddette soft skills“.

Dal quotidiano al futuro

Dopo tante esperienze e competenze acquisite, Patassa torna, almeno per qualche mese, “al quotidiano di prima, ho ricominciato il mio lavoro quotidiano come pilota sperimentatore dell’Aeronautica, è stata una settimana intensissima dopo un’assenza di 2 mesi. Questo in realtà è molto importante perché mi permette di mantenere vive le skill che si apprendono come pilota militare, come pilota sperimentatore, che si trasferiscono poi anche all’ambiente spaziale. Questo continuerò a farlo fino alla prossima tranche di questo addestramento a Polonia e così via. Ci sarà questa alternanza che permette di poter mantenere fresche e vive le competenze di entrambi i mondi“, ha sottolineato. “Rientro al lavoro che facevo quotidianamente prima, sia prima di questo addestramento che dopo, da quel punto di vista non cambia molto, ma continuerò a dare il mio contributo e a crescere da quel punto di vista. È importantissimo anche per tutte le competenze che si riversano nel mondo dell’esplorazione spaziale“.

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Credit ESA – C. Bouju

La 2ª fase dell’addestramento, suddiviso in 3 fasi, “indicativamente è in programma ad agosto/settembre/ottobre, ma è in attesa di conferma. Sicuramente è già in programma un volo sull’aereo che simula la microgravità, una campagna di voli per una settimana a settembre, quindi l’addestramento dovrebbe essere in quel periodo“. Gli obiettivi per il futuro sono tanti: “Come si dice l’appetito viene mangiando: iniziare l’addestramento, iniziare la seconda fase, quella prevista per metà 2025 e poi cercare di continuare su quella strada. L’obiettivo è sempre di avere una potenziale missione nello Spazio che spero possa avvenire, e spero il prima possibile“. Le aspettativesono quelle di contribuire a questa impresa che è l’esplorazione spaziale e la ricerca scientifica che si può fare in orbita. Ci sono 3 grossi ritorni che ha la parte di volo umano nello Spazio, quella di conoscere posti nuovi, cose nuove su un ambiente che non è il nostro, quello di fare scienza, dell’imparare cose nuove, su quello che ci circonda, sul cosmo, sulla scienza, su di noi, sul corpo umano e quello del ritorno tecnologico, e poter contribuire, oltre che ispirare magari tanti ragazzi e ragazze a perseguire un percorso in questo campo. Potere contribuire in prima persona, volando anche nello Spazio, è quello che mi stimola, è il mio sogno, è l’aspettativa che ho per un’eventuale missione futura. Non si va nello Spazio solo per fare fotografie: certo anche quello è bellissimo, ma il sapere di contribuire a tante cose che poi ritornano nelle case di ognuno è quello che mi affascina di più“.

Proiettandosi verso il futuro e verso una prossima permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale, dove la ricerca scientifica è fulcro delle attività, Patassa ha raccontato di essere affascinato in particolare “da 2 ambiti, uno è quello tecnologico, di nuovi metodi, macchinari che ci permettono di fare cose che non sapevamo che potevamo fare, e questo viene un po’ dal mio background come pilota sperimentatore, il provare nuove soluzioni tecnologiche che ci permettono di superare i nostri limiti. L’altro è conoscere meglio il nostro corpo, la nostra psiche, i limiti umani, qualcosa che poi ci servirà superare per missioni lontane, perché è quello che si sta pensando per i prossimi anni e per i prossimi decenni“.

Andrea Patassa: “lo Spazio è il futuro”

Infine, con lo sguardo all’orizzonte dell’esplorazione spaziale europea, il Capitano Patassa ha ricordato che “l’Europa ha una grande storia, spaziale e umana. Nell’ambito spaziale in generale, è molto stimolante e abbiamo fatto tanto, ma credo che si possa e si debba ancora fare tanto di più. Lo Spazio è il futuro a livello tecnologico, a livello economico, vediamo quanto sia diventando sempre più importante per la vita quotidiana di ognuno e noi siamo l’Europa, siamo un attore che deve e pretendere di essere leader nel settore, di avere un ruolo di primo piano. Ci sono tanti progetti che l’Agenzia Spaziale Europea sta portando avanti, e mi viene da citarne soprattutto uno che è lo sviluppo di una navicella spaziale europea che possa portare del cargo in orbita e riportarlo indietro (e non è banale riportarlo indietro), che possa poi essere un giorno anche sviluppata per trasportare persone, perché ad oggi questa competenza non l’abbiamo, ma è importantissimo che noi come tutti gli altri attori dello Spazio possiamo avere“, ha concluso l’astronauta.

Il viaggio di Andrea Patassa rappresenta non solo un sogno personale, ma anche un simbolo dell’impegno europeo verso l’innovazione e l’esplorazione spaziale. Con competenza e passione, il Capitano si prepara a contribuire a un futuro in cui scienza, tecnologia e cooperazione internazionale apriranno nuove frontiere, ispirando le nuove generazioni a rivolgere lo sguardo oltre i confini del possibile.

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