Uno studio condotto dall’Università di Miami, pubblicato nel numero online di Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology, ha esaminato il legame tra i disturbi respiratori durante il sonno e la salute cerebrale, focalizzandosi su un gruppo di latinoamericani. I disturbi respiratori, come il russare e l’apnea notturna, possono ridurre i livelli di ossigeno nel sangue e influenzare la salute del cervello. I ricercatori hanno osservato che, nonostante un comune legame tra bassi livelli di ossigeno e il restringimento del cervello, in alcuni casi si è riscontrata una crescita, in particolare nell’ippocampo, l’area del cervello legata alla memoria. Lo studio ha coinvolto 2.667 partecipanti di circa 68 anni, suddivisi in tre gruppi in base alla gravità dei disturbi del sonno. Dopo dieci anni, sono state eseguite scansioni cerebrali per misurare il volume cerebrale e la materia bianca. I risultati hanno mostrato che le persone con gravi disturbi respiratori avevano un ippocampo più grande di 0,24 cm³ rispetto a chi non aveva problemi di sonno. Inoltre, ogni ulteriore interruzione del sonno comportava un aumento di 0,006 cm³ nel volume dell’ippocampo. L’ipossia durante il sonno era anche associata a un aumento delle iperintensità della materia bianca, segno di danno cerebrale. Lo studio suggerisce la necessità di ulteriori ricerche per comprendere come i disturbi del sonno influenzino l’invecchiamento cerebrale, con particolare attenzione a chi è a rischio di demenza. Tuttavia, i risultati potrebbero non essere applicabili a popolazioni diverse dai latinoamericani.