L’Oxford English Dictionary ha appena accolto una nuova parola, frutto della cultura digitale e della sovraesposizione ai social media: “brain rot“, che in italiano potrebbe essere tradotto come “cervello marcio” o “putrefatto“. Questo neologismo si riferisce a una sindrome provocata dall’eccessivo consumo di contenuti di bassa qualità sui social, in particolare quelli che spopolano sui vari canali web.
L’annuncio, ripreso da numerosi media britannici, è stato fatto nelle scorse ore, come avviene ogni anno all’inizio di dicembre, quando l’Oxford English Dictionary svela la parola che ha segnato maggiormente l’anno in corso. Sebbene il termine “brain rot” abbia radici storiche – comparendo per la prima volta nel celebre libro Walden (1854) dello scrittore e filosofo americano Henry David Thoreau – il suo significato si è evoluto in modo significativo con l’avvento di internet e dei social media.
L’Oxford University Press ha rilevato che la diffusione di questa parola è aumentata del 230% tra il 2023 e il 2024, evidenziando come sempre più persone usino il termine per esprimere preoccupazioni sulle ripercussioni psicologiche derivanti dall’uso eccessivo dei social. In particolare, si fa riferimento ai danni cognitivi e sociali causati dal consumo incessante di contenuti poco stimolanti e spesso privi di valore educativo.
“Rappresenta uno dei maggiori pericoli percepiti della vita virtuale e del modo in cui utilizziamo il nostro tempo libero“, ha dichiarato Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages. Un dato che conferma questa preoccupazione è l’incredibile utilizzo del termine sui social media: l’hashtag “brainrot” è stato impiegato più di mezzo milione di volte su TikTok, dove viene utilizzato per descrivere video che appaiono privi di senso e contenuto, simbolo di quella “putrefazione” intellettuale che la parola intende denunciare.