A Busan niente accordo sull’inquinamento da plastica: negoziati rinviati

Per una settimana, in Corea del Sud i rappresentanti di oltre 170 Paesi hanno cercato di trovare una soluzione per ridurre l'inquinamento da plastica
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A causa dell’ostruzionismo di un gruppo di Paesi produttori di petrolio, sono falliti i negoziati di Busan, in Corea del Sud, per arrivare alla firma di un trattato globale contro l’inquinamento da plastica. Le trattative riprenderanno a data da destinarsi, ma l’accordo è vitale per evitare le conseguenze più disastrose dell’inquinamento da plastica sul pianeta e sulla salute umana. Per una settimana, i rappresentanti di oltre 170 Paesi hanno cercato di trovare una soluzione per ridurre l’inquinamento da plastica che invade gli oceani, i suoli e penetra nel corpo umano. Sono principalmente tre i punti di blocco e disaccordo: la riduzione della produzione globale di plastica; la creazione di un elenco di prodotti o molecole ritenuti pericolosi per la salute e infine il finanziamento degli aiuti allo sviluppo di Paesi che desiderano dotarsi di efficaci sistemi di gestione dei rifiuti.

Dopo due anni di colloqui, i delegati rappresentati alla quinta – e presumibilmente ultima – riunione del Comitato negoziale intergovernativo per un trattato contro l’inquinamento da plastica (Inc-5) hanno avuto tempo fino a domenica sera per raggiungere un accordo. Ma da quando i dibattiti si sono aperti il 25 novembre, le discussioni si sono trasformate in un dialogo tra sordi, con la maggioranza dei Paesi che desiderano un accordo ambizioso e un gruppo di stati produttori di petrolio guidati da Russia, Arabia Saudita e Iran.

“Molte questioni critiche ci impediscono ancora di raggiungere un accordo generale. Queste questioni irrisolte rimangono spinose e ci vorrà più tempo per risolverle in modo efficace”, ha dichiarato l’ambasciatore ecuadoriano Luis Vayas Valdivieso, che presiede i dibattiti delle Nazioni Unite. Il Ministro francese dell’Industria, Olga Givernet, ha parlato di “una minoranza che continua a fare ostacolo”. “Vogliamo essere in grado di rimuovere questi ostacoli e trovare una convergenza di punti di vista“, ha detto durante una conferenza stampa.

Posizioni distanti

La frustrazione è cresciuta durante tutta la settimana all’interno della “Coalizione delle alte ambizioni”, che riunisce i Paesi favorevoli a un trattato forte che affronti l’intero “ciclo di vita” della plastica, dalla produzione da polimeri basati su prodotti petroliferi alla raccolta, selezione e riciclaggio. La coalizione dei Paesi produttori di petrolio, invece, crede che il futuro trattato dovrebbe riguardare solo la gestione dei rifiuti e il riciclaggio dei rifiuti di plastica. Ostruzionismo invece da parte di quei Paesi contrari a un trattato globale, con 60 interventi di cinque minuti ciascuno per modificare una semplice frase della bozza di accordo. Molti dei delegati, scontenti, hanno detto di preferire un mancato accordo a un cattivo accordo.

Timidi progressi

Nota positiva dal delegato norvegese Erland Draget, secondo cui “per la prima volta appaiono i contorni di un trattato” nell’ultimo testo raggiunto dai negoziatori. “Abbiamo compiuto i progressi necessari su una serie di questioni che saranno cruciali affinché il trattato raggiunga il suo obiettivo di proteggere la salute umana e l’ambiente dagli effetti dannosi dell’inquinamento da plastica”, ha dichiarato anche il capo della delegazione ruandese, Juliet Kabera.

Le proiezioni sull’inquinamento da plastica

Se non si fa nulla, l’inquinamento da plastica potrebbe triplicare in tutto il mondo entro il 2060, dopo aver triplicato anche la produzione globale a 1,2 miliardi di tonnellate rispetto a 460 milioni di tonnellate nel 2019, secondo un calcolo dell’Ocse.

La data esatta e il luogo del prossimo round di negoziati, nel 2025, restano da decidere. Canada e Francia hanno chiesto che il prossimo incontro si svolga a livello governativo e non tra ambasciatori e alti funzionari.

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