Dai marziani esplosivi di Mars Attacks! alla meravigliosa diversità di specie extraterrestri immaginata in Men in Black, l’idea di una vita oltre il nostro pianeta ha da sempre catturato l’immaginazione collettiva. Ma mentre la maggior parte di noi esplora questi scenari solo attraverso il cinema e la letteratura, un ristretto gruppo di scienziati dedica la propria carriera alla ricerca concreta di prove che possano rispondere alla domanda: siamo soli nell’universo?
Tra questi scienziati spicca la figura della professoressa Lisa Kaltenegger, astronoma di fama internazionale e pioniera nello studio delle cosiddette “Terre aliene”. Abbiamo avuto l’opportunità di esplorare con lei il significato di questa ricerca, i suoi obiettivi e i limiti che ancora oggi la scienza si trova ad affrontare.
Che cosa significa cercare la vita su altri pianeti?
“Una delle cose divertenti della mia ricerca è stata immergermi nella domanda: cos’è la vita?“, spiega Kaltenegger. La definizione più comunemente accettata oggi è che la vita sia un sistema fisico chiuso. “Ciò significa che hai una membrana o una sorta di struttura cellulare, e il punto chiave è che vuoi essere in grado di concentrare la chimica. Perché, se vuoi fare qualcosa come il DNA o l’RNA, e sei come questo enorme oceano, l’acqua diluirà tutto“.
Questo porta a considerazioni interessanti. “Si vuole una specie di vescicola e si vuole seguire l’evoluzione darwiniana, per essere in grado di avere eredità, conoscenza ed essere in grado di riprodursi, ma qui stiamo davvero iniziando a entrare in un pendio scivoloso“. Per esempio, animali che non possono più riprodursi sono forse da considerare non vivi? Oppure il fuoco, che consuma nutrimento e si propaga, è vivo? Queste domande dimostrano come anche la definizione più rigorosa di vita inizi a vacillare.
La vita dal punto di vista astronomico
Quando si parla di vita extraterrestre, però, gli astronomi adottano una prospettiva differente, più orientata ai segni macroscopici. “Se c’è una piccola cosa che si muove sulla superficie di un pianeta, non mi aiuterà se il pianeta si trova intorno a un’altra stella molto, molto lontana. Ho bisogno di una biosfera che cambi l’aria o la superficie del pianeta in modo importante“, spiega Kaltenegger.
Sul nostro pianeta, la biosfera ha trasformato l’ambiente più volte. L’erba verde, le foreste, l’ossigeno che respiriamo: tutti questi elementi sono segnali inconfondibili di un pianeta vivo. “Quando guardiamo un altro mondo, ci sono cose che possiamo cercare e individuare che ci direbbero se c’è qualcosa che respira anche lì“.
Come si individuano i pianeti abitabili?
La ricerca di vita extraterrestre si concentra su esopianeti che mostrano caratteristiche specifiche. Tra queste, una combinazione chiave è quella dell’ossigeno e del metano. “La combinazione dell’ossigeno con un gas riducente come il metano è cruciale, perché ossigeno e metano producono CO₂ e acqua a lungo termine. Quindi, se si vede ancora ossigeno quando c’è metano, significa che entrambi sono prodotti in grandi quantità“.
Un altro elemento fondamentale è la posizione del pianeta nella cosiddetta “zona abitabile“. Questa è una regione a una distanza ideale dalla stella madre, dove le temperature permettono la presenza di acqua liquida in superficie. Tuttavia, Kaltenegger sottolinea che la vita potrebbe esistere anche al di fuori di questa zona: “Se si congelano le cose laggiù, potrebbe esserci un oceano sotto la superficie, come speriamo sulle lune ghiacciate del nostro Sistema Solare che potrebbero avere oceani sotto il ghiaccio. Ma non lo sappiamo. Dobbiamo andare lì, perforare il ghiaccio e controllare“.
Le sfide e il futuro della ricerca
Nonostante i progressi tecnologici, la ricerca della vita aliena è ancora limitata. Gli strumenti attuali ci consentono di analizzare le atmosfere di alcuni esopianeti, ma siamo ben lontani dal poter affermare con certezza se ci sia vita. Le future missioni, come il James Webb Space Telescope, potrebbero aprire nuove frontiere, permettendo di individuare segnali sempre più deboli provenienti da mondi lontani.
“La biosfera del nostro pianeta ci ha insegnato che la vita lascia tracce indelebili nell’ambiente“, conclude Kaltenegger. “Se queste tracce esistono su altri pianeti, siamo sulla buona strada per scoprirle“.
La ricerca della vita aliena non è solo una questione scientifica, ma anche una riflessione filosofica sul nostro posto nell’universo. Che si tratti di scoprire una civiltà tecnologicamente avanzata o di identificare semplici microrganismi, il percorso è appena iniziato.