È stata identificata come la balena più rara al mondo, caratterizzata da denti a vanga, una scoperta che ha suscitato un grande interesse nel mondo scientifico. Attualmente, sono conosciuti solo sette esemplari di questa specie, mai avvistata nei mari, ma perfettamente conservata nel corso dei millenni. La balena, avvolta nel mistero, è stata trovata morta lo scorso luglio, spiaggiata sulle coste della Nuova Zelanda, diventando subito un caso di studio per scienziati ed esperti in scienze marine. Per distinguerla da altre specie con il becco, è stata denominata “balena dai denti a vanga“.
Una dettagliata dissezione dell’esemplare, un maschio lungo 5 metri e in buone condizioni, è stata effettuata presso un centro di ricerca agricola nelle vicinanze della città di Dunedin. Questo studio ha permesso ai ricercatori di chiarire alcuni aspetti della specie. Purtroppo, molto poco si sa sulla biologia di questa balena, come i luoghi esatti in cui vive nell’oceano, la sua struttura cerebrale, e i meccanismi di elaborazione del cibo. Infatti, le balene con il becco possiedono sistemi digestivi molto diversi tra loro, e potrebbe esserci la possibilità che nell’organismo di questi animali siano presenti parassiti finora sconosciuti.
La Nuova Zelanda è nota per essere un “hotspot” di spiaggiamenti di balene, con oltre 5.000 casi registrati dal 1840, secondo il Dipartimento per la conservazione. Le prime ossa di una balena dai “denti a vanga” furono rinvenute nel 1872 sull’isola di Pitt, seguite da un altro ritrovamento negli anni ’50 su un’isola al largo dell’Oceano, e un terzo esemplare fu trovato nel 1986 sull’isola di Robinson Crusoe, in Cile. Nel 2002, il sequenziamento del DNA ha confermato che questi tre esemplari appartengono alla stessa specie, le cui caratteristiche differiscono sensibilmente da quelle delle altre balene con il becco. Tuttavia, non è possibile confermare se la specie fosse già estinta nel 2010, quando due esemplari di balena dai “denti a vanga” si sono arenati sulla costa della Nuova Zelanda.
Oltre al notevole interesse scientifico, il ritrovamento della balena dai denti a vanga ha suscitato anche l’attenzione della comunità Maori, che ha partecipato attivamente alla dissezione dell’animale. Durante l’analisi, sono stati riscontrati segni di squali tagliatori sulla carcassa, ma questi non sono stati ritenuti responsabili della morte dell’animale. La dissezione è stata condotta in stretta collaborazione con la popolazione indigena, rispettando rigorosamente le tradizioni locali. Le balene sono considerate un taonga, un tesoro sacro dai Maori, e in segno di rispetto per il defunto animale, sono stati conservati la mascella e i denti originali. Inoltre, è prevista la realizzazione di una stampa in 3D prima che lo scheletro venga esposto in un museo. Una Tac della testa della balena verrà anche effettuata per ulteriori studi.
I membri dell’iwi, la tribù locale, sono stati presenti durante tutta la dissezione e sono stati consultati a turno per condividere le loro conoscenze tradizionali e osservare alcune usanze rituali, come recitare una karakia, una preghiera, prima di iniziare lo studio. Le informazioni ottenute dalla dissezione potrebbero rivelarsi fondamentali per la comprensione della specie, incluse le modalità con cui interagisce con gli oceani.
Attualmente, si ritiene che le balene dai “denti a vanga” vivano nel vasto Oceano Pacifico meridionale, un’area che ospita alcune delle fosse oceaniche più profonde del pianeta. Queste balene emergerebbero molto raramente, mentre le balene dal becco vivono nelle profondità marine alla ricerca di cibo. “Cio’ che ci interessa è come sono morti questi animali, ma soprattutto come hanno vissuto“, ha dichiarato Joy Reidenberg, esperto di anatomia comparata alla Icahn School of Medicine al Mount Sinai di New York. “L’auspicio è di scoprire informazioni che possano essere utili e applicabili anche alla condizione umana“.