Il Comune di Bologna, dopo gli eventi alluvionali che l’hanno colpito a ottobre, si doterà di “un fondo per la riparazione e l’adattamento climatico, per rendere ordinario ciò che, solitamente, è straordinario ed emergenziale“. Lo annuncia il sindaco, Matteo Lepore. “Sarà un fondo stabile nei nostri bilanci – spiega in conferenza stampa -, così come abbiamo un fondo di riserva per eventuali imprevisti di bilancio, è ora di accantonare risorse anche per interventi di prevenzione e riparazione dei danni dovuti ai disastri climatici“. Tre le parole chiave del nuovo fondo: prevenzione, adattamento, riparazione.
“Al momento ci risulta essere la prima proposta da un Comune italiano – prosegue -. L’obiettivo è avere nel bilancio del Comune, ma nei miei auspici anche della Città metropolitana, un fondo, così da aiutare il resto del territorio, un fondo che sicuramente partirebbe con le risorse dell’ente locale ma che vorremmo aprire alla partecipazione anche di altri soggetti e quindi Fondazioni, istituzioni bancarie, imprese private, camere di commercio”. “Si potrebbe anche accedere a strumenti finanziari etici – aggiunge – e, infine, sarà aperto anche alla compartecipazione dei cittadini”.
“Perché non può essere che a Bologna non si fa la manutenzione perché mancano i soldi: è un cartello che metto fuori dal mio ufficio”, chiarisce. Il fondo servirà dunque “per ripristinare, rimborsare, adattare e fare interventi nel quadro della Missione clima”, continua il sindaco, aggiungendo che “tra le prime cose che vorremmo finanziare ci sarebbe la messa in sicurezza idrica della città e dei canali, il rafforzamento del sistema di Protezione Civile, la riforestazione urbana e la sostituzione degli alberi non autoctoni e non resistenti”.
“Si partirà con qualche milione di euro all’anno per i primi interventi, che ci permettano di fare, da un lato, investimenti e, dall’altro, quella manutenzione che da straordinaria deve diventare ordinaria”, ribadisce Lepore. L’idea è “iniziare con la variazione di bilancio di febbraio e in quella sede mi piacerebbe essere pronto per proporre alle forze sociali e al Consiglio comunale una prima ipotesi di generazione del fondo con i primi obiettivi”, spiega ancora. Il fondo permetterà anche di aiutare i cittadini in difficoltà, quelli esclusi dagli aiuti statali o privi di assicurazione, ad esempio.
“Purtroppo abbiamo la certezza che quanto successo a ottobre succederà di nuovo e che altri eventi climatici, in qualche modo, potrebbero riaccadere, quindi i costi della città stanno cambiando e aumentando”, ha detto ancora Lepore. “Bologna non intende aspettare che qualcun altro ci risolva i problemi – ha aggiunto – abbiamo visto cos’è successo con le alluvioni di maggio: stiamo ancora aspettando. Useremo questo fondo per andare a bussare a tutti gli altri e dire che, intanto, i cittadini bolognesi si autotassano e fanno questo”.
Esperto: “bisogna cambiare passo”
Sul fronte climatico, “siamo di fronte a un cambiamento che è piuttosto veloce e impone, se gli vogliamo stare dietro, una diversa gestione del suolo, delle infrastrutture idriche e dell’organizzazione territoriale. Il cambiamento è talmente radicale che impone una revisione della gestione“. A dirlo è Federico Grazzini, meteorologo e capo previsore del Servizio-idro-meteo-clima (Simc) dell’Arpae, che oggi ha affiancato il sindaco Matteo Lepore nella presentazione del fondo per la riparazione e l’adattamento climatico di cui si doterà Bologna.
Il cambiamento climatico è un fenomeno che si sta dimostrando rapido e negli ultimi due anni si è vista una sua accelerazione, segnala Grazzini. Il 2024 così diventerà “l’anno più caldo mai registrato – spiega l’esperto – e per la prima volta supereremo il grado e mezzo di anomalia delle temperature rispetto all’era pre-industriale“. Un trend che sull’Emilia Romagna è “anche più forte di quello globale”, continua Grazzini, aggiungendo che tutto questo ha “un chiaro effetto sul ciclo delle acque e delle piogge”. A Bologna lo si è visto con l’alluvione del 19 e 20 ottobre. A quella data il suolo dell’area extra-urbana risultava già saturo d’acqua, cosa che invece si verificava a primavera, perché “fra settembre e ottobre – ricorda Grazzini – sono piovuti molti millimetri. Così siamo arrivati con il suolo saturo, poi c’è stato l’evento eccezionale di ottobre e questo è stato il risultato“, cioè diverse parti di Bologna finite sott’acqua. In particolare, “il 19 ottobre è stato il giorno cui ha piovuto di più in assoluto su Bologna, per l’intera giornata – sottolinea l’esperto – anche rispetto alle serie storiche”: in altri termini, “dal 1922 è stato il giorno in cui ha piovuto di più” sulla città.
Eventi di questo tipo “spostano la risposta idrica sui bacini più piccoli”, spiega sempre Grazzini: se prima in Emilia Romagna il problema “erano le piogge prolungate, che cadevano per più giorni su aree vaste dando luogo alle piene dei grandi fiumi, l’aumento delle intensità invece mette in crisi i bacini più piccoli che reagiscono più velocemente a queste intensità orarie, soprattutto se il suolo è saturo“. In estate i corsi d’acqua minori “reggono bene e l’abbiamo visto, perché non abbiamo avuto grandi problemi anche con acquazzoni molto violenti”, aggiunge il meteorologo, ma se il suolo è saturo allora questi bacini “schizzano su rapidissimamente”. È così che il 19 ottobre il Ravone ha fatto segnare “l’evento più severo mai registrato nelle serie storiche strumentali”, spiega Grazzini: questo vuol dire negli ultimi dieci anni, ma in realtà dalle cronache si può ricavare che l’arco temporale di riferimento è molto più esteso.