Lo scorso 1° dicembre, la missione spaziale BepiColombo ha sorvolato Mercurio per la 5ª volta, offrendo agli scienziati un’opportunità senza precedenti: osservare la superficie del pianeta utilizzando la luce nel medio infrarosso, invisibile all’occhio umano. Questo tipo di osservazione, resa possibile dallo strumento MERTIS (Mercury Radiometer and Thermal Infrared Spectrometer), permette di ottenere informazioni cruciali sulla composizione minerale e sulla temperatura delle rocce, estremamente calde a causa della vicinanza al Sole.
Durante il sorvolo, BepiColombo è passata a una distanza di 37.626 km dalla superficie di Mercurio, raccogliendo dati preziosi che anticipano le osservazioni più dettagliate previste quando la sonda entrerà in orbita stabile intorno al pianeta nel 2026. È stato il primo evento in cui la superficie di Mercurio è stata osservata con lunghezze d’onda nel medio infrarosso, rivelando indizi affascinanti sulla sua geologia.
Un viaggio interplanetario verso Mercurio
BepiColombo, una collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia giapponese per l’Esplorazione Aerospaziale (JAXA), sta seguendo una rotta complessa attraverso il Sistema Solare interno. La sonda ha già sfruttato l’attrazione gravitazionale della Terra, di Venere (2 volte) e di Mercurio (6 volte in totale) per rallentare e posizionarsi correttamente. Il prossimo e ultimo sorvolo di Mercurio è previsto per gennaio 2025, poi la sonda si stabilirà in orbita permanentemente.
Questi sorvoli non solo aiutano a perfezionare la traiettoria della missione, ma offrono anche la possibilità di testare gli strumenti scientifici e raccogliere dati preliminari. Uno degli obiettivi principali della missione è comprendere la composizione della superficie di Mercurio e cosa questa possa rivelare sulla formazione e l’evoluzione del pianeta così vicino al Sole.
La luce nel medio infrarosso: una chiave per svelare i misteri di Mercurio
Lo strumento MERTIS è al centro di questa ricerca. I minerali che compongono le rocce tendono a emettere radiazioni luminose nel medio infrarosso quando sono sottoposti a temperature elevate, come quelle che si trovano sulla superficie di Mercurio, dove le temperature possono superare i 400°C.
Negli ultimi 20 anni, il team scientifico di MERTIS ha replicato queste condizioni in laboratorio, riscaldando minerali naturali e sintetici per creare un database di “impronte digitali luminose”. Ciò consente di confrontare i dati raccolti dallo strumento con quelli di laboratorio, identificando i minerali presenti sulla superficie di Mercurio e analizzandone la temperatura e la morfologia.
“Poiché la superficie di Mercurio è sorprendentemente povera di ferro, abbiamo testato minerali naturali e sintetici privi di ferro per simulare la composizione del pianeta”, ha spiegato Solmaz Adeli del Centro Aerospaziale Tedesco, responsabile dell’analisi del recente sorvolo.
Scoperte preliminari: pianure vulcaniche e crateri da impatto
Durante l’ultimo sorvolo, MERTIS ha osservato una porzione dell’emisfero settentrionale di Mercurio, inclusa una vasta pianura vulcanica e parte di Caloris Planitia, una pianura rocciosa all’interno di un grande cratere da impatto. Questo bacino, uno dei più grandi del Sistema Solare, riceve la massima esposizione alla radiazione solare durante alcune fasi dell’orbita di Mercurio.
Tra le immagini più affascinanti c’è quella del Cratere Bashō, già fotografato in precedenza dalle missioni Mariner 10 e Messenger. La visione ottenuta da MERTIS ha permesso agli scienziati di distinguere chiaramente i crateri da impatto, suscitando grande entusiasmo nel team. “Il momento in cui abbiamo visto i dati del sorvolo di MERTIS e abbiamo immediatamente riconosciuto i crateri da impatto è stato mozzafiato!” ha commentato Adeli.
Sebbene le immagini raccolte da una distanza di oltre 37.600 km abbiano una risoluzione relativamente bassa, tra i 26 e i 30 km, rappresentano un primo passo fondamentale. Quando BepiColombo entrerà in orbita, MERTIS mapperà l’intera superficie di Mercurio con una risoluzione di 500 metri, offrendo una visione dettagliata della sua storia geologica.
Il futuro della missione
Con l’avvicinarsi dell’entrata in orbita nel 2026, la missione BepiColombo promette di rivoluzionare la nostra comprensione di Mercurio. Grazie agli strumenti avanzati come MERTIS, gli scienziati sperano di rispondere a domande fondamentali sulla formazione del pianeta, sulla sua evoluzione e sulle condizioni estreme che caratterizzano il suo ambiente. Ogni sorvolo, ogni immagine e ogni dato raccolto avvicinano la comunità scientifica a nuove scoperte su questo affascinante mondo.