Uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Oncology Clinical Cancer Informatics ha evidenziato un significativo miglioramento nella capacità di prevedere il rischio di cancro al seno grazie all’analisi delle mammografie effettuate nei tre anni precedenti l’esame. Condotto dai ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis, lo studio è stato guidato da Graham A. Colditz e Shu Jiang. La ricerca ha descritto un metodo innovativo di analisi delle mammografie, che potrebbe potenziare la capacità di previsione del rischio di sviluppare il cancro al seno nei cinque anni successivi.
Il cuore della ricerca è un algoritmo sviluppato utilizzando i dati delle mammografie di circa 10.000 donne sottoposte a screening per il cancro al seno. Al 2020, tra queste, 478 avevano ricevuto una diagnosi di cancro. L’algoritmo è stato testato su un campione di 18.000 donne sottoposte a mammografia presso l’Emory University tra il 2013 e il 2020. Durante il periodo di follow-up, 332 individui sono stati diagnosticati con cancro al seno.
I risultati ottenuti sono straordinari: secondo il nuovo modello di previsione, le donne ad alto rischio hanno 21 volte più probabilità di risultare positive nei cinque anni successivi rispetto alle pazienti a basso rischio. Infatti, nel gruppo ad alto rischio, 53 donne su 1000 hanno effettivamente sviluppato un cancro al seno, mentre solo 2,6 su 1000 donne a basso rischio lo hanno fatto. I metodi tradizionali, che si basano su questionari, avevano identificato solo 23 casi su 1000 come potenzialmente a rischio.
Questi risultati sono un chiaro segnale di quanto il nuovo approccio sia più preciso: “Il nuovo approccio era 2,3 volte più preciso nel segnalare i casi a rischio”, commentano gli esperti. Graham A. Colditz sottolinea che “la diagnosi precoce è fondamentale per aumentare le possibilità di successo dei trattamenti. Questi risultati potrebbero al contempo contribuire alla ricerca sulla prevenzione, individuando approcci mirati per la prevenzione del cancro al seno”.
Gli scienziati spiegano che le mammografie precedenti contengono una grande quantità di informazioni cruciali sui primi segni di sviluppo del cancro al seno, segni che l’occhio umano non riesce a percepire. Tra queste informazioni vi sono sottili cambiamenti nel tempo nella densità del seno, un parametro che misura la quantità di tessuto fibroso rispetto al tessuto adiposo nei seni. Debbie Bennett, una delle autrici dello studio, aggiunge: “Questo sistema riesce a rilevare sottili cambiamenti nel tempo in immagini mammografiche ripetute che non sono visibili a occhio nudo. Ad oggi non esiste un test per verificare la propensione a sviluppare il cancro al seno, e la possibilità di riconoscere con più precisione le donne a rischio dalla mammografia rappresenta un valido aiuto”.
Questo studio rappresenta un passo avanti nella lotta contro il cancro al seno, offrendo nuovi strumenti per la diagnosi precoce e, si spera, per una prevenzione più mirata ed efficace.