Greenpeace contesta l’amministratore delegato di ENI Claudio Descalzi | FOTO e VIDEO

La contestazione contro l’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi, impegnato a Milano in un dibattito
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Oggi un gruppo di attivisti e attiviste di Greenpeace Italia ha contestato pacificamente l’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi, impegnato a Milano in un dibattito al festival “la Ripartenza” di Nicola Porro per denunciare “le responsabilità climatiche dell’azienda più inquinante d’Italia. Gli attivisti hanno interrotto l’intervento di Descalzi al panel sull’energia, mostrando il messaggio: “ENI: green solo a parole” e indossando t-shirt con la scritta “Parole, parola, parole” per denunciare l’assenza di azioni concrete da parte dell’azienda nel ridurre le emissioni di gas serra e contribuire alla transizione energetica di cui abbiamo urgente bisogno”, è quanto si legge in una nota.

“Non possiamo più aspettare: la crisi climatica, aggravata dalle scelte di ENI, azienda guidata da Descalzi, provoca ogni anno vittime e gravissimi danni materiali, mettendo a rischio intere comunità”, dichiara Simona Abbate, campaigner Clima di Greenpeace Italia. “Mentre ENI si arricchisce bruciando petrolio e gas, continua a ingannare l’opinione pubblica con le sue pubblicità infarcite di greenwashing, parlando di sostenibilità ma senza agire davvero. ENI deve abbandonare le sue politiche estrattiviste, investire seriamente nelle rinnovabili e smettere di puntare su false soluzioni come il CCS e la fusione nucleare, che servono solo a ritardare una vera transizione energetica”.

“ENI cerca di costruirsi un’immagine positiva sponsorizzando eventi culturali e sportivi, come il Festival di Sanremo e la Serie A di calcio, ma la realtà è ben diversa: nei suoi piani industriali l’azienda guidata da Descalzi prevede di aumentare le estrazioni di petrolio e gas del 3-4% all’anno fino al 2027. Tutto questo avviene mentre gli eventi climatici estremi sono già costati al nostro Paese più di 33 miliardi di euro solo nell’ultimo decennio. Già oggi, 1,3 milioni di italiane e di italiani vivono in zone a rischio frane e 6,8 milioni sono minacciati dalle alluvioni, sempre più frequenti a causa della crisi climatica.

Per obbligare ENI a ridurre le sue emissioni di gas climalteranti in linea con l’Accordo di Parigi, Greenpeace Italia ha portato l’azienda in tribunale con “La Giusta Causa” insieme a ReCommon e 12 cittadine e cittadini italiani. Il prossimo 18 febbraio le Sezioni Unite della Cassazione si riuniranno per decidere la procedibilità della causa legale”, conclude Greenpeace.

Greenpeace contro l’amministratore delegato di ENI
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