Pompei continua a regalare testimonianze dal passato dopo l’eruzione vulcanica del 79 d.C.. L’ultima scoperta degli archeologi ha riportato alla luce una stanza affrescata su tre lati da una megalografia che racconta un rituale dionisiaco. Oltre al pregio del fregio ornamentale, la coperta ha rilevanza perché rinvigorisce il dibattito degli studiosi sull’arte romana e sui riti dionisiaci. Ne è certo il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. “Di megalografie, grandi dipinti, ne conosciamo pochissimi casi. Questo è il quarto, è solo un’altra, la Villa dei Misteri, trovata più di cento anni fa nelle vicinanze di Pompei, ha un simile tema, ovvero il corteo, il tiaso, di Dioniso – dice all’AGI – una scoperta dunque molto eccezionale che secondo me ci farà ripensare anche la stessa Villa dei Misteri e ci apre nuove prospettive sulla lettura di questo capolavoro molto discusso, come sarà sicuramente anche questo. Ma deve essere così. Così è la scienza”.
L’affresco della Casa del Tiaso, racconta “soprattutto un profondo senso di religiosità – aggiunge Zuchtriegel – vediamo una scena mitologica, divina. Le baccanti, le donne che seguono Dioniso, il dio del vino, che danzano, che vanno a caccia, ma anche i satiri che fanno musica, che suonano i flauti. E al centro c’è una donna che potrebbe sembrare quasi una donna comune di quei tempi. Certo vestita bene, però che rappresenta un po’ il viaggiatore tra i mondi, perché lei viene iniziata ai misteri di Dioniso e dunque rappresenta questo contatto tra le persone che si incontravano qui a banchettare, a bere vino, a celebrare la vita e questo mondo mitologico immaginario”.
Avviato uno studio di fattibilità
“Adesso questo progetto è giunto alla sua conclusione, anche come budget“, evidenzia il direttore del Parco archeologico. “Si pone qui un’istanza di conoscenza. Abbiamo un capolavoro dell’arte romana e bisogna adesso riflettere, perché vogliamo conoscere il contesto, concetto molto importante nell’archeologia”.
In questa direzione è stato già avviato uno studio di fattibilità. “Siamo anche molto grati al Ministero perché tramite finanziamenti per altri progetti di scavo, valorizzazione, tutela, messa in sicurezza e manutenzione nel territorio ci consente di liberare fondi ordinari – aggiunge – abbiamo recentemente avuto finanziamenti nell’ordine di 33 milioni di euro, fondi di coesione, cosa molto importante per Pompei che guarda sempre più fuori dalla città antica ai siti del territorio”.
Pompei, una palestra per gli archeologi
“Sarebbe bello se questo scavo nuovo che stiamo valutando potesse anche diventare una grande occasione di formazione per i giovani archeologi di tutta Italia – auspica Gabriel Zuchtriegel – potremmo fare una specie di bando e farli partecipare a questa impresa, facendo rivivere la grande idea di Giuseppe Fiorelli della scuola di Pompei”. Il futuro dell’antica città romana è quello anche di diventare “una palestra, come scuola di archeologia”.