L’attività eruttiva sull’Etna sembra aver subito una temporanea battuta d’arresto. La colata lavica, attualmente caratterizzata da un basso tasso effusivo, avanza con estrema lentezza, e le guide vulcanologiche, dopo un’accurata osservazione dell’area, hanno confermato che il fronte lavico, che ieri aveva raggiunto quota 2200 metri, appare oggi sostanzialmente fermo e in fase di raffreddamento. Tuttavia, il paesaggio vulcanico in continua trasformazione ha rivelato la presenza di numerose bocche effimere, punti di emissione temporanei da cui la lava continua a fuoriuscire in modo limitato. Tra gli elementi più interessanti di questo scenario vi sono gli ingrottamenti, strutture geologiche che si formano durante il raffreddamento delle colate laviche e che potrebbero offrire nuove opportunità di esplorazione una volta consolidatesi.
Questi tunnel naturali, noti anche come tubi di lava, rappresentano una delle manifestazioni più affascinanti dell’attività vulcanica. Si formano quando la superficie di una colata lavica si raffredda rapidamente a contatto con l’aria, creando una crosta solidificata mentre il materiale fuso continua a scorrere al di sotto. Nel momento in cui l’eruzione termina o il flusso lavico si esaurisce, la lava interna defluisce, lasciando una cavità vuota che può estendersi per lunghe distanze. Il risultato è un sistema di condotti sotterranei, spesso complesso e articolato, che testimonia la dinamica di trasporto della lava durante le eruzioni passate.
Dal punto di vista morfologico, i tunnel lavici presentano caratteristiche peculiari. La loro struttura interna è generalmente composta da una volta superiore e un pavimento solido, spesso modellato dai residui della lava in movimento. All’interno si possono osservare formazioni particolari come le stalattiti laviche, conosciute come “denti di cane”, che pendono dalla volta del tunnel, conferendo a questi ambienti un aspetto unico e suggestivo. Le dimensioni di tali strutture variano considerevolmente: mentre alcuni tunnel possono essere relativamente brevi, altri si estendono per diversi chilometri, creando veri e propri sistemi sotterranei.
L’importanza degli ingrottamenti lavici si riflette sotto diversi aspetti. Dal punto di vista vulcanologico, essi offrono informazioni preziose sulla dinamica dei flussi lavici e sulle caratteristiche delle eruzioni passate, fornendo indicazioni utili per lo studio della composizione e della temperatura delle lave. Inoltre, la loro presenza influisce sul comportamento delle colate laviche attive, permettendo al materiale fuso di percorrere distanze maggiori mantenendo alta la temperatura e la fluidità. Queste strutture rivestono anche un notevole interesse speleologico, poiché spesso danno origine a sistemi di grotte esplorabili che possono rivelare dettagli inediti sulla storia geologica della regione.
L’Etna è uno dei vulcani che ospita alcuni dei più noti tunnel lavici, tra cui la Grotta del Gelo e la Grotta dei Lamponi, entrambi formatisi durante l’imponente eruzione del 1614-1624. Questi ambienti rappresentano mete di grande fascino per studiosi e appassionati, contribuendo a valorizzare l’interesse scientifico e turistico del vulcano siciliano. Altri esempi significativi di sistemi di tubi di lava si trovano nelle Hawaii, dove la loro estensione e complessità hanno reso possibile un approfondito studio delle dinamiche eruttive, e sull’isola della Réunion, che ospita strutture analoghe di notevole rilievo geologico.
L’evoluzione dell’attuale fase eruttiva dell’Etna resta ancora incerta, e il vulcano potrebbe riprendere vigore nei prossimi giorni o entrare in una fase di quiescenza più prolungata. Tuttavia, indipendentemente dall’andamento immediato dell’attività vulcanica, gli ingrottamenti recentemente formatisi si candidano a diventare nuovi soggetti di studio e di esplorazione. Il loro progressivo raffreddamento permetterà di analizzarli più da vicino, fornendo ulteriori elementi per comprendere meglio i meccanismi che regolano uno dei vulcani più attivi e spettacolari del pianeta.