La presenza di polvere sahariana nell’atmosfera italiana rappresenta un fenomeno sempre più frequente, con un impatto diretto sulla qualità dell’aria e sulla salute pubblica. Trasportata dai venti meridionali, questa polvere non è costituita da semplici granelli di sabbia, ma da particelle fini con un diametro medio di circa 20 micron, classificate come PM10. La loro capacità di viaggiare per migliaia di chilometri, raggiungendo quote fino a 10.000 metri, le rende un elemento significativo nei processi atmosferici e negli equilibri ambientali. Ogni anno, si stima che circa 180 milioni di tonnellate di polveri sahariane vengano disperse nell’atmosfera, influenzando la composizione dell’aria in numerose regioni del Mediterraneo, inclusa l’Italia.
L’effetto più immediato dell’arrivo di queste masse di particolato è l’aumento delle concentrazioni di PM10 e PM2.5, due delle principali componenti dell’inquinamento atmosferico. Questi valori possono rapidamente superare la soglia giornaliera di 50 µg/m³, prevista dalla normativa sulla qualità dell’aria, portando a situazioni critiche, soprattutto nei centri urbani. Negli ultimi anni, eventi particolarmente intensi hanno registrato concentrazioni eccezionalmente elevate: a Palermo e Lampedusa, nel marzo 2024, i livelli hanno raggiunto 299 µg/m³, mentre a Roma, nella stazione di rilevamento di Fermi, si sono toccati gli 84 µg/m³ nel giugno dello stesso anno. Un caso estremo è stato segnalato a Polla, in Campania, dove nel marzo 2024 le rilevazioni hanno evidenziato picchi fino a 500 µg/m³. Questi dati dimostrano come l’arrivo della polvere sahariana possa accentuare drasticamente l’inquinamento atmosferico, aggravando condizioni già critiche in molte aree urbane.
Oltre ad aumentare le concentrazioni di particolato, la polvere sahariana interagisce con gli inquinanti antropici, amplificando gli effetti negativi sulla qualità dell’aria. Le particelle desertiche possono contenere metalli pesanti come ferro e alluminio e, una volta mescolate con il particolato fine prodotto da emissioni industriali e traffico veicolare, danno origine a un mix particolarmente dannoso per l’apparato respiratorio. L’influenza di questi eventi è ancora più marcata in periodi di ondate di calore, quando le alte temperature favoriscono reazioni fotochimiche che portano a un incremento dei livelli di ozono (O₃). A Roma, ad esempio, nelle giornate di maggiore concentrazione di polvere sahariana, i valori di ozono hanno raggiunto livelli critici nel tardo pomeriggio, con picchi intorno alle ore 17.
Le conseguenze sulla salute pubblica sono particolarmente rilevanti per alcune categorie di popolazione. I bambini risultano particolarmente vulnerabili, con un aumento del 20% del rischio di infezioni respiratorie, secondo gli studi condotti dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA). Gli anziani e le persone affette da patologie croniche, come bronchiti e malattie cardiovascolari, subiscono un aggravamento dei sintomi, mentre per i soggetti asmatici il rischio di crisi respiratorie e broncocostrizione aumenta sensibilmente. La combinazione tra polvere sahariana e inquinanti urbani crea un ambiente particolarmente sfavorevole per chi già soffre di difficoltà respiratorie, rendendo necessario adottare precauzioni specifiche.
Negli ultimi decenni, il monitoraggio di questi fenomeni ha mostrato una tendenza all’aumento della loro frequenza e intensità. I dati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) indicano che, rispetto al XIX secolo, gli episodi di trasporto di polveri sahariane verso l’Europa sono aumentati del 55%, con un incremento significativo negli ultimi anni. Nel 2024, si sono registrati episodi particolarmente intensi nei mesi di marzo, aprile e giugno, con impatti più marcati nel Centro-Nord Italia. Questo trend è strettamente legato ai cambiamenti climatici, che stanno modificando la circolazione atmosferica e favorendo condizioni meteorologiche più propizie al trasporto di polveri a lunga distanza.
Per ridurre l’esposizione a questi eventi, è fondamentale adottare alcune precauzioni pratiche, soprattutto nei giorni di maggiore concentrazione di particolato. Limitare le attività all’aperto nelle ore più calde, preferire i mezzi pubblici per ridurre le emissioni inquinanti e proteggere occhi e vie respiratorie con mascherine FFP2 e occhiali sono misure efficaci per ridurre i rischi associati alla polvere sahariana.