Meteo, Isole Canarie sommerse: l’alluvione del 2025 risveglia il fantasma della tempesta del 1826

Se si guarda al passato, il disastro del 1826, noto come "El Aluvión" o "La Tormenta de San Florencio", rimane il più catastrofico mai registrato nelle Canarie. Tra il 7 e l’8 novembre di quell'anno, una tempesta con caratteristiche cicloniche colpì principalmente Tenerife e Gran Canaria
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Le Isole Canarie hanno vissuto numerosi eventi meteorologici estremi nel corso della loro storia, ma l’alluvione del 3-4 marzo 2025 si è distinta per la sua intensità e i danni causati. A Telde, sull’isola di Gran Canaria, le precipitazioni hanno raggiunto i 310 mm in un solo giorno, sommergendo strade, trascinando veicoli in mare e provocando la rottura di un bacino idrico, che ha riversato circa 700.000 litri d’acqua nei centri abitati. Nonostante l’assenza di vittime confermate, l’impatto sull’infrastruttura e sulla popolazione è stato significativo, rendendo questo evento una delle alluvioni più gravi degli ultimi decenni per l’arcipelago.

Se si guarda al passato, il disastro del 1826, noto come “El Aluvión” o “La Tormenta de San Florencio”, rimane il più catastrofico mai registrato nelle Canarie. Tra il 7 e l’8 novembre di quell’anno, una tempesta con caratteristiche cicloniche colpì principalmente Tenerife e Gran Canaria, provocando almeno 298 morti, sebbene alcune stime parlino di oltre 1.000 vittime. La violenza del fenomeno devastò il territorio per 11 ore, distruggendo infrastrutture e coltivazioni in un’epoca in cui le risorse per affrontare simili emergenze erano estremamente limitate.

Alluvione Canarie 1826
Alluvione sulle Isole Canarie del 1826

Le testimonianze dell’epoca hanno permesso di ricostruire gli eventi in modo dettagliato. Il sacerdote Don Antonio Santiago Barrios, ad esempio, documentò la tempesta giorno per giorno, lasciando preziosi resoconti sugli effetti devastanti delle piogge. Grazie all’azione di Leopoldo Álvarez, gli archivi storici della chiesa furono salvati, preservando documenti fondamentali per la ricostruzione dell’evento. Gli archivi provinciali di Santa Cruz de Tenerife e lo storico fondo Zárate Cólogan contengono ulteriori prove della furia dell’alluvione, come il ritiro del mare e la modificazione del corso dei barrancos.

Anche la ricerca scientifica ha contribuito alla comprensione del fenomeno. Gli studi condotti nel 2010 dai ricercatori José Bethencourt-González e Pedro Dorta Antequera dell’Università di La Laguna hanno analizzato i dati storici per stimare l’intensità delle precipitazioni e il loro impatto. Inoltre, il cronista ufficiale di Güímar e La Candelaria, Octavio Rodríguez Delgado, ha documentato le conseguenze sui comuni più colpiti, fornendo dati precisi su vittime e danni economici. Una testimonianza tangibile della forza dell’alluvione del 1826 è ancora visibile a San Juan de La Rambla, dove un’iscrizione sul primo piano di una casa segna il livello raggiunto dall’acqua durante il disastro.

L’alluvione del 2025, pur non avendo avuto un bilancio umano altrettanto drammatico, ha riportato alla memoria il potenziale distruttivo degli eventi meteorologici estremi nelle Canarie. Le similitudini con il passato dimostrano come la vulnerabilità dell’arcipelago agli eventi climatici rimanga una realtà, nonostante i progressi nei sistemi di allerta e nelle infrastrutture di gestione delle emergenze. Il confronto tra le due catastrofi sottolinea l’importanza della memoria storica e della ricerca scientifica nel mitigare gli effetti di simili fenomeni in futuro.

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