I ricercatori della Fondazione CMCC – Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici sono impegnati nella ricerca e nell’innovazione della previsione, del monitoraggio e della valutazione di eventi alluvionali estremi nel Mediterraneo. I cambiamenti climatici possono far sì che le inondazioni dei fiumi diventino più grandi o più frequenti rispetto al passato in alcune zone, mentre in altre diventino più piccole e meno frequenti. Poiché le temperature più calde causano una maggiore evaporazione dell’acqua dal suolo e dagli oceani, i cambiamenti nella dimensione e nella frequenza degli eventi di precipitazione intensa possono a loro volta influenzare la dimensione e la frequenza delle inondazioni fluviali.
Le inondazioni possono anche aumentare il rischio di inquinamento: quasi il 15% degli impianti industriali in Europa è situato in aree potenzialmente soggette a inondazioni fluviali; per gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane la percentuale è del 36%.
Poiché si prevede che i cambiamenti climatici aumenteranno il rischio di inondazioni costiere e fluviali in Europa, la delocalizzazione pianificata è sempre più considerata una misura preventiva per ridurre l’esposizione delle persone ai disastri e ai cambiamenti ambientali, aiutandole ad allontanarsi definitivamente dalle aree ad alto rischio. Considerati gli impatti potenzialmente negativi che può avere sulle comunità trasferite e i suoi alti costi finanziari, la delocalizzazione è spesso considerata un’opzione di ultima istanza, quando la protezione dei sistemi socio-ecologici non sembra più possibile né dal punto di vista tecnico, né da quello sociale, né da quello economico.
Dal 2003, la regione Piemonte sta sperimentando una politica di delocalizzazione anticipata per gli edifici residenziali a rischio idrogeologico. I proprietari di immobili residenziali possono partecipare a un programma di acquisto volontario e trasferirsi in aree più sicure all’interno della stessa provincia, usufruendo di finanziamenti pubblici.
Quando gli edifici non possono essere trasferiti a causa del loro valore storico o sociale o per la particolare configurazione dell’assetto urbano, la normativa regionale sovvenziona misure di riduzione della vulnerabilità. La politica di delocalizzazione anticipata del Piemonte è un caso unico in Italia e probabilmente in Europa, dove questa misura rimane in gran parte inquadrata come una risposta reattiva e ad hoc in contesti post-catastrofe.
La Regione Piemonte, in collaborazione con il progetto ITHACA (Planned Relocation as Adaptation in a Changing Climate), finanziato dall’UE e guidato dalla ricercatrice del CMCC Elisa Calliari, ha organizzato un workshop aperto al pubblico per discutere il modo in cui la delocalizzazione pianificata viene inquadrata a livello di distretto padano, soprattutto in relazione all’adattamento ai cambiamenti climatici; come i regolamenti regionali sono stati progettati e modificati nel corso degli anni per incorporare le lezioni apprese e ascoltare le esperienze sul campo di diversi comuni coinvolti.
Il workshop ha anche offerto l’opportunità di presentare i risultati della collaborazione di ricerca tra la Regione Piemonte e il progetto ITHACA, che includono la creazione di un database degli interventi di delocalizzazione pianificati attuati fino ad oggi da aggiungere al Geoportale della Regione e l’inserimento di un caso di studio dedicato nella piattaforma Climate-Adapt dell’Agenzia Europea dell’Ambiente.
Una questione locale e di disuguaglianza
“Il cambiamento climatico non è solo una questione globale, ma anche profondamente locale”, spiega Johannes Emmerling, senior scientist del CMCC e coautore di uno studio sugli impatti del cambiamento climatico che si concentra specificamente sulla disuguaglianza all’interno dei Paesi.
“Abbiamo scoperto che il potenziale impatto degli eventi meteorologici estremi sul PIL è in media quasi nullo per il 10% più ricco dei Paesi. Questo perché le assicurazioni e le diverse opzioni di adattamento sono più facilmente disponibili e accessibili per le famiglie più abbienti”, afferma Emmerling, il cui studio mostra che per ogni 1% in più di reddito, i danni climatici diminuiscono di circa lo 0,4%.
“Il cambiamento climatico non solo aumenta la disuguaglianza, ma l’aumento della disuguaglianza aggrava molti degli impatti sulla società indotti dal cambiamento climatico attraverso una maggiore esposizione e vulnerabilità“, afferma l’autore principale dello studio e scienziato del CMCC Shouro Dasgupta, la cui ricerca sostiene l’importanza di indagare gli effetti distributivi del cambiamento climatico a livello locale.
La ricerca può aiutarci a prepararci agli estremi climatici
Il CMCC è all’avanguardia nella ricerca sugli estremi climatici. Grazie ai suoi modelli avanzati di simulazione climatica, il centro è in grado di svelare le complesse dinamiche e le interconnessioni che stanno alla base degli eventi estremi. I ricercatori del CMCC approfondiscono la complessa relazione tra la variabilità climatica, i cambiamenti climatici e il verificarsi di eventi estremi, concentrandosi allo stesso tempo sul potenziale impatto di questi eventi sul sistema climatico. L’attenzione è focalizzata su un’ampia gamma di eventi, che vanno dalle precipitazioni estreme e dalle ondate di calore alla siccità, ai cicloni tropicali (come uragani e tifoni) e ai cicloni mediterranei (medicanes).
I progetti di ricerca del CMCC, come CLINT o MEDEWSA, mirano a migliorare l’individuazione, la causalità e l’attribuzione degli eventi estremi, l’accuratezza delle previsioni, i meccanismi di rilevamento, la rappresentazione delle precipitazioni estreme, le previsioni stagionali e i sistemi di allerta precoce.