“Nel prossimo fine settimana saremo raggiunti da una perturbazione nata sull’Oceano Atlantico e che ora sta interessando l’Europa Occidentale; quando arriverà sull’Italia, dopo aver attraversato un mar Mediterraneo ancora troppo caldo (le acque del bacino meridionale sono tra 1,5° e 2,5° superiori alla media), andrà ad interagire con i venti di scirocco in risalita dal Nord Africa, creando i presupposti per ulteriori eventi alluvionali sull’Italia Insulare e Peninsulare ed in quei territori (in Toscana ed Emilia-Romagna) ancora alle prese con i danni provocati dai recenti nubifragi, i tuttora grandi deflussi dei corpi idrici ed i suoli imbibiti: la portata del fiume Arno a Ponte a Signa è ridiscesa a 228,40 metri cubi al secondo (mc/s) dopo aver superato anche mc/s 1700, ma l’attuale portata è comunque +125% sulla media mensile dello scorso ventennio, così come il Serchio (mc/s 172, +140% sulla media)”: è quanto segnala il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, evidenziando inoltre che “gli eventi accaduti nello scorso fine settimana tra Emilia-Romagna e Toscana hanno confermato come le due regioni siano tra quelle più a rischio idrogeologico a causa della violenza, con cui i fenomeni atmosferici si manifestano su quei territori. Tra venerdì 14 e domenica 16 Marzo scorsi, nelle due regioni si sono contati ben 56 eventi estremi (nubifragi, grandine grossa, tornado), cioè più di quanti (53) ve ne furono sull’intera Penisola in tutto il mese di marzo 2024 (fonte ESWD)! Diversi bacini montani dell’Appennino Tosco-Emiliano hanno dovuto reggere l’urto di piogge violentissime con cumulate superiori a mm. 100 nelle 12 ore e fino a mm. 200 nelle 48 ore (a Marradi, bacino tosco-emiliano del Lamone). Per comprendere i rischi corsi basta evidenziare che proprio sui bacini montani del Lamone, in occasione delle due alluvioni di Maggio 2023, gli accumuli di pioggia furono inferiori a quelli della scorsa settimana; anche la crescita repentina e contemporanea dei livelli idrometrici di tanti fiumi locali ha riportato alla mente la tragedia romagnola di due anni fa: Lamone, Bidente, Carza, Era, Sieve, Montone, Santerno, Senio, Reno sono solo alcuni dei corsi d’acqua, che si sono resi minacciosi nello scorso weekend. Il fiume Arno, a Ponte a Signa, in 12 ore si è alzato di 4 metri e mezzo (!!) ma, come accade spesso in queste occasioni, sono stati i corsi d’acqua minori (torrente Rimaggio a Sesto Fiorentino, torrente Sieci a Pontassieve…) a fare i danni maggiori a causa di precipitazioni violente e localizzate“.
“Premesso che, soprattutto di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, il rischio zero non esiste, va però evidenziato che solo l’apertura delle casse di espansione e l’attivazione di scolmatori, unite alla perizia idraulica dei Consorzi di bonifica, ha evitato nuove, tragiche conseguenze per quei territori, limitando i danni”: a precisarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI).
“Per questo – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – con l’illuminazione tricolore delle principali opere idrauliche del Paese abbiamo voluto sollecitare il concreto finanziamento dell’efficientamento, nonché la realizzazione di infrastrutture per la gestione idrica. Anche quest’anno ci avviciniamo alla stagione irrigua con molte preoccupazioni: nell’Italia meridionale ed insulare, pur essendoci stato un miglioramento della situazione, non si è riusciti a recuperare gli enormi deficit degli anni scorsi e quindi si partirà in affanno; al Centro-Nord avremo una carenza di riserva nivale e stiamo dissipando in mare l’attuale abbondanza d’acqua. E’ evidente che servono nuovi invasi multifunzionali per aumentare la capacità complessiva di trattenere acqua sul territorio, riducendo il rischio idrogeologico e creando riserve per i momenti di bisogno”.
“A partire da venerdì prossimo, l’arco alpino sarà interessato da abbondanti nevicate anche in quei settori (Alpi Marittime, principalmente), che finora ne avevano visto troppo poche; in Lombardia, ad esempio, il bilancio delle riserve idriche sta risentendo della scarsità nivale in quota (-54,7% rispetto all’anno scorso), segnando -23% sulla media del periodo“, si legge nel report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. “In Valle d’Aosta decrescono le portate della Dora Baltea e del torrente Lys. In Piemonte, invece, risultano crescenti le portate dei fiumi, fatta eccezione per la Stura di Lanzo. L’invaso del lago Maggiore è riempito al 94,9%, mentre quello di Garda è addirittura al 105,7%, allagando le aree più basse e superando il record di altezza idrometrica del periodo; anche i bacini d’Iseo e di Como registrano livelli abbondantemente superiori a quelli tipici del periodo. Una crescita esponenziale è stata registrata da tutti i corsi d’acqua del Veneto: Bacchiglione, +217%; Brenta, +169%; Adige, + 115%. Gli extra deflussi dei corpi idrici nell’Italia settentrionale hanno ingrossato il fiume Po, che in una settimana è cresciuto addirittura di oltre il 100% (a Pontelagoscuro, ma anche in altre stazioni di rilevamento, l’incremento è stato ancora maggiore: + 164%a Borgoforte), superando i 3190 metri cubi al secondo in prossimità del delta (fonte: ARPAE). In Emilia-Romagna, così come in Toscana, tutti i fiumi stanno ancora registrando portate sovrabbondanti. In Liguria sono in crescita i livelli idrometrici dei fiumi Entella, Magra ed Argentina. Nelle Marche salgono i livelli dei fiumi Potenza, Esino, Sentino, Tronto e Nera“.
Una buona notizia arriva dall’Umbria, “dove finalmente il lago Trasimeno registra una crescita settimanale dei livelli tra le più consistenti in anni recenti: +cm. 7; si incrementano anche le portate fluviali di Chiascio, Topino e Paglia. Nel Lazio, i livelli dei laghi romani d Bracciano, Nemi ed Albano si stanno innalzando di 1 centimetro al giorno. Un incremento di portata del 125% viene registrato dal fiume Tevere, che nella Capitale supera mc/s 315 mc/s (fonte: AUBAC); crescono anche i flussi di Aniene e Velino. In Abruzzo si registra l’incremento di portata del fiume Sinello. In Campania, flussi in aumento per i fiumi Volturno, Sele e Garigliano (quest’ultimo, + cm. 87 rispetto alla settimana scorsa)”.
Mentre al Centro/Nord imperversava il maltempo, “sull’Italia meridionale i venti di scirocco, in risalita dal Nord Africa, hanno portato oltre a nubi di sabbia sahariana anche le alte temperature del deserto, arrivando a sfiorare i 30 gradi di temperatura in Calabria e Sicilia: questo, unitamente ad un ritorno alla stabilità climatica nel mese di marzo, ha fatto sì che il trend di crescita dei volumi idrici nei bacini si sia sostanzialmente arrestato. In Sicilia, comunque, un incremento seppur minimo (circa 4,5 milioni di metri cubi in 7 giorni) ha permesso agli invasi di riempirsi fino al 50% circa dei volumi autorizzati, migliorando rispetto alle disastrose performance del 2024 (+ mln. mc.12 ca.). In Basilicata, nella scorsa settimana, gli afflussi ai bacini artificiali sono stati quasi nulli: nella stessa settimana di Marzo 2024 si era invece registrato un incremento di oltre 10 milioni di metri cubi, che diventano quasi mln. mc. 20, se si considerano le prime due settimane del mese (contro mln. mc. 2 ca. di Marzo 2025). Ora il deficit idrico sul 2024 è risalito a 91 milioni di metri cubi (fonte: Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale). Ancora peggio va in Puglia, dove l’attuale disponibilità idrica della Capitanata si attesta sugli 80 milioni di metri cubi (il 24% del volume autorizzato), cioè quasi 108 milioni in meno dell’anno scorso; l’invaso di Occhito, tra Molise e Puglia, che potrebbe trattenere 250 milioni di metri cubi, contiene appena mln. mc. 55,26, di cui 40 milioni destinati a “volume morto”. Tutto questo si registra a ridosso dell’inizio della stagione irrigua e con temperature già stabilmente al di sopra dei 20°C!” conclude ANBI.