Tutto pronto per il lancio della missione Artemis, con destinazione orbita lunare. Tra poche ore inizieranno le operazioni pre-lancio, con decollo programmato in una finestra di lancio che si aprirà alle 07:04 ora italiana. Il liftoff del vettore Space Launch System (SLS) e della capsula Orion dal Kennedy Space Center in Florida. Sarà il primo passo per il ritorno dell’esplorazione umana del nostro satellite.
“Dopo vari rinvii, speriamo che questo tentativo porti finalmente l’avvio delle missioni Artemis, progettate per riportare l’uomo sulla Luna“: è quanto ha dichiarato all’AGI Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico, scrittore e divulgatore italiano. “La capsula Orion ha effettuato solo un volo, mentre il razzo, lo Space Launch System (SLS) non è mai stato usato finora, per cui Artemis 1 rappresenta una prova generale delle tecnologie che tra un paio d’anni dovrebbero permettere il ritorno della nostra specie sulla Luna“.
Artemis, Guidoni: “da 50 anni abbiamo lasciato un lavoro in sospeso sulla Luna”
Artemis I lancerà il veicolo spaziale Orion (senza equipaggio) in cima al veicolo SLS, portandolo in orbita lunare. La missione ha lo scopo di gettare le basi per le future missioni Artemis che vedranno l’umanità tornare sulla Luna con l’obiettivo finale di stabilirvi una presenza umana sostenibile.
Artemis II porterà un equipaggio umano in orbita lunare non prima del 2023, mentre, con Artemis III, programmata per il 2024 o il 2025, gli astronauti lasceranno le loro impronte sulla superficie lunare.
“Tornare sulla Luna è importante – ha spiegato Guidoni – perché da 50 anni abbiamo lasciato un lavoro in sospeso. Dal 1969, solo 6 missioni sono allunate sulla superficie del satellite e tutte sull’equatore. Il programma Artemis prevede invece di raggiungere il Polo Sud, dove si trovano risorse preziose, come il ghiaccio, che sarà necessario per fornire ossigeno agli astronauti e allo stesso tempo potrebbe essere impiegato per la produzione di combustibile dei razzi. La base sulla Luna sarà inoltre il banco di prova per nuove tecnologie, per sistemi di estrazione di minerali, per l’utilizzo delle risorse in loco, per la fabbricazione di nuove tute per l’esplorazione extraveicolare o per i sistemi di propulsione e supporto vitale. La conoscenza acquisita grazie a queste esperienze sarà fondamentale e probabilmente saranno proprio queste nozioni che forse tra 20 o 30 anni permetteranno all’uomo di raggiungere la superficie di Marte“.