Inchiesta Covid, le chat tra Speranza e Brusaferro svelano come è stato deciso il lockdown: altro che “guidati dalla scienza”

L’inchiesta Covid ha messo in luce l’influenza dell’allora Ministro della Salute Roberto Speranza su Silvio Brusaferro, Presidente dell’ISS, nel prendere le decisioni contro la pandemia, tra cui il lockdown totale
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Dall’inchiesta dei Pm di Bergamo sul Covid, emerge come le decisioni prese all’inizio della pandemia per porre l’Italia in lockdown a marzo 2020 non sono state ispirate alla scienza, come ci siamo sentiti ripetere fino allo sfinimento in quei duri momenti. Anzi, emerge come sia stata la politica ad influenzare le decisioni degli organi scientifici, quando sarebbe dovuto avvenire il contrario. In particolare, l’inchiesta ha messo in luce l’influenza dell’allora Ministro della Salute Roberto Speranza su Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). “La commistione tra organo politico e organo tecnico ha riguardato il Ministro Speranza, il quale ha modificato circolari ministeriali e ha inciso sulle determinazioni contenute nelle proposte del Cts attraverso l’influenza su Brusaferro”, scrivono i Pm di Bergamo, secondo quanto riporta La Verità. Secondo gli atti dell’inchiesta, inoltre, l’allora Premier Giuseppe Conte avrebbe “in concreto preventivamente concordato il contenuto dei documenti e delle proposte elaborate che successivamente sono state deliberate dal Cts”.

Dall’inchiesta, emerge come, in molte occasioni, Brusaferro abbia agito su impulso di Speranza: il Ministro della Salute comunicava l’orientamento politico e sulla base di questo, venivano prese le decisioni. A rivelare questo modus operandi sono le chat tra il Ministro e il Presidente dell’ISS rivelate dall’inchiesta. Il 6 marzo 2020, pochi giorni prima che il governo ponesse la Lombardia in lockdown, Speranza scriveva a Brusaferro: “stamattina verrà Conte in Protezione Civile. Vuole assumere misure restrittive in Lombardia. Bisognerebbe pensare misure ulteriori di inasprimento. Lombardi pensano a qualcosa che assomigli a un coprifuoco”, indicando praticamente la linea da seguire.

Il 23 marzo, tutta l’Italia sarà posta in lockdown, fornendo il primo esempio di chiusura forzata che poi verrà replicato in tutta Europa. La chat del 20 marzo tra Speranza e Brusaferro dimostra come si è arrivati a prendere tale decisione. Brusaferro scriveva: “scusa mi ha chiamato Gualtieri. Mi chiedeva criteri per la chiusura totale delle attività produttive. Sai qualcosa di questo?”. “Stringiamo in tutta Italia o solo regioni Nord? Io sono per andare in tutta Italia. Sindacati spingono per tutta Italia. A me sembra buon senso. Le aziende non vendono comunque. Le teniamo aperte ora per poi metterle in cassa integrazione tra qualche settimana perché hanno i magazzini pieni”, rispondeva Speranza. “Capisco. Va bene per quelle che comunque non vendono. Credo però che ci siano filiere da salvaguardare. Non solo alimentare. L’altro tema per quanto tempo. Arrivi a Pasqua. Ma dopo credo si dovrà riaprire. Bisognerebbe magari far analisi per filiera con un po’ di tempo”, scriveva Brusaferro. Speranza: “io farei 3 aprile. Sperando che questa settimana arrivi qualche segno positivo. Patuanelli ha individuato filiere da proteggere. Ora tema è Italia o solo Nord”. Brusaferro: “domani abbiamo qualche dato in più. Lombardia chiudi e qualche area attorno. Per il resto vediamo un attimo”.

Ecco la parte più rilevante della conversazione, dalla quale emerge come fosse Speranza a dettare la linea d’azione. “Noi politicamente siamo per stringere in tutta Italia”, scriveva Speranza. “Hai ragione non si può escludere, e solo dati prossimi giorni ci diranno se cambiano le curve. Ma ti segnalo solo la urgente necessità di definire una strategia di uscita”, rispondeva Brusaferro. “Se facciamo tutto il territorio non vorrei riesca polemica del tempo delle scuole”, rispondeva Speranza, preoccupato di fare brutte figure o generare polemiche con le decisioni assunte. “Non credo. Il tema qui è più di tipo sociale ed economico. Comunque non ci sono evidenze scientifiche che io sappia su misure di questo tipo”, rispondeva Brusaferro, ammettendo, dunque, che le misure di chiusura non avevano fondamento scientifico, al contrario di quanto sostenuto da Conte, Speranza e altri Ministri e tecnici in quel periodo, per giustificare la privazione delle più fondamentali libertà.

Insomma, da queste conversazioni emerge chiaramente l’influenza del Ministro Speranza su Silvio Brusaferro. Altro che “guidati dalla scienza”, come i vari Conte, Speranza e Brusaferro affermavano: sono state decisioni politiche, prese senza alcun fondamento scientifico.

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