Nella storia del programma spaziale statunitense, il 19 marzo 1981 rimane una data oscura, segnata da una tragedia che ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva. Quel giorno, mentre lo Space Shuttle Columbia si preparava per la sua missione inaugurale, si verificò un incidente che ebbe conseguenze fatali per 2 tecnici.
Durante un test a terra dell’orbiter Columbia presso il Kennedy Space Center in Florida, 5 tecnici si trovavano all’interno della navetta spaziale. L’obiettivo del test era eseguire una purga di azoto nell’orbiter, una procedura standard per eliminare l’ossigeno dal vano motore e ridurre il rischio di incendi durante i test di accensione dei motori. Tuttavia, ciò che doveva essere una procedura routine si trasformò in tragedia quando un accumulo di azoto provocò un’esplosione improvvisa, asfissiando i tecnici presenti.
Due di loro, John Bjornstad e Forrest Cole, persero la vita a causa delle ferite riportate durante l’incidente. Le loro morti furono le prime vittime del programma spaziale statunitense dal tragico incidente dell’Apollo 1 nel 1967.
L’indagine successiva rivelò una serie di errori e malfunzionamenti che portarono all’incidente. Un cambiamento dell’ultimo minuto nelle procedure di test, insieme a una comunicazione errata all’interno del centro spaziale, furono identificati come fattori chiave che contribuirono alla tragedia.
Nonostante la perdita dei due tecnici e il dolore che ne derivò, il programma Space Shuttle continuò. Columbia fece il suo volo inaugurale il 12 aprile 1981, con successo, dimostrando la resilienza e la determinazione del programma spaziale americano.