L’INPS lancia nuove misure per tutelare i lavoratori durante le emergenze climatiche

Queste misure mirano a offrire un sostegno concreto in situazioni di emergenza
MeteoWeb

L’INPS ha annunciato l’introduzione di nuove misure destinate a proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori in caso di eventi meteorologici avversi. Secondo una recente comunicazione dell’ente previdenziale, il Governo ha previsto un accesso facilitato agli ammortizzatori sociali, che ora includono diversi strumenti specifici.

Le tutele dell’INPS ai lavoratori

Tra le nuove opzioni disponibili, vi sono la Cassa Integrazione Speciale Operai Agricoli (Cisoa), destinata agli operai del settore agricolo colpiti da condizioni meteorologiche avverse, e la Cassa Integrazione Ordinaria (Cigo), che può essere applicata a determinate categorie di datori di lavoro. Questi strumenti sono progettati per rispondere alle emergenze climatiche e garantire un supporto tempestivo ai lavoratori.

In aggiunta, è prevista l’estensione dei trattamenti in deroga, tra cui la Cassa Integrazione Straordinaria e la Mobilità, per i lavoratori delle imprese situate in aree di crisi industriale complessa. Tali trattamenti possono essere riconosciuti entro specifici limiti di spesa e per periodi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa che si verificheranno durante l’anno 2024.

Queste misure mirano a offrire un sostegno concreto in situazioni di emergenza, assicurando che i lavoratori possano affrontare meglio le difficoltà causate da eventi climatici estremi e garantendo una maggiore sicurezza economica durante periodi di crisi.

Per cassa integrazione per eventi meteo conta umidità e abbigliamento

La cassa integrazione per eventi meteo si può chiedere se la temperatura supera i +35°C ma anche se questo livello è solo percepito a causa dell’alta umidità o dell’abbigliamento da lavoro come la tuta o il casco. Lo precisa l’INPS in un messaggio, spiegando che la domanda di cig può essere accolta anche in presenza di temperature pari o inferiori a +35°C “in caso di attività lavorative svolte in luoghi non proteggibili dal sole o se comportino l’utilizzo di materiali o di macchinari che producono a loro volta calore, contribuendo ad accentuare la situazione di disagio dei lavoratori“.

Anche l’impiego di strumenti di protezione, quali tute, caschi, etc., spiega l’istituto, “può comportare che la temperatura percepita dal lavoratore risulti più elevata di quella registrata dal bollettino meteo”. “Pertanto, la valutazione dell’integrabilità della causale richiesta non deve fare riferimento solo al grado di temperatura, ma anche alla tipologia di attività svolta e alle condizioni nelle quali si trovano concretamente a operare i lavoratori”.

Anche l’elevato tasso di umidità – si legge ancora – concorre significativamente a determinare una temperatura “percepita” superiore a quella reale. Pertanto, nel valutare le istanze è necessario tenere conto anche del grado di umidità registrato nelle giornate o nelle ore richieste, atteso che, in base alla combinazione dei due valori (temperatura e tasso di umidità), è possibile ritenere che la temperatura percepita sia maggiore di quella effettivamente rilevata”.

Infine l’INPS sottolinea che le indicazioni “valgono anche con riferimento alle lavorazioni al chiuso, allorché le stesse non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro, nonché nell’ambito del lavoro svolto in agricoltura, secondo la disciplina in materia di cassa integrazione speciale per gli operai e impiegati a tempo indeterminato dipendenti da imprese agricole”. 

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