Ghiacciai svizzeri in allarme: scioglimento massiccio nonostante nevicate abbondanti

“I ghiacciai hanno risentito della mancanza di nevicate nei mesi estivi”
MeteoWeb

Nonostante un inverno con nevicate superiori alla media, i ghiacciai svizzeri continuano a perdere massa a causa del caldo estivo, con una riduzione del 2,4% del loro volume nel 2024. Questo dato preoccupa gli esperti, che vedono lo scioglimento accelerato anche dalla polvere proveniente dal Sahara. “Lo scioglimento di quest’anno è ancora una volta massiccio”, spiega Matthias Huss, direttore della rete svizzera di rilevamento glaciologico (Glamos). I ghiacciai “sono sul punto di scomparire” e, secondo Huss, “ci saranno ancora tra 100 anni solo se riusciremo a stabilizzare il clima”.

Il bilancio idrologico del periodo tra il 1° ottobre 2023 e il 30 settembre 2024 si è rivelato “eccezionale sia in termini di accumulo sia di scioglimento”, secondo lo studio annuale di Glamos, pubblicato martedì. Sebbene il tasso di fusione sia stato “leggermente più moderato” rispetto agli anni record del 2022 e 2023, durante i quali si era perso il 10% del volume complessivo, la riduzione del 2,4% nel 2024 supera la media del decennio 2010-2020, fissata all’1,9%.

Le analisi condotte su 20 ghiacciai svizzeri, estrapolate sui 1.400 ghiacciai dell’intero Paese, indicano che entro la fine del 2024 il volume complessivo dovrebbe ammontare a circa 46,4 km³, quasi 30 km³ in meno rispetto al 2000. Huss sottolinea che, nonostante la copertura nevosa superiore alla media alla fine dell’inverno, la perdita di volume rimane “considerevole”. Fino a giugno, infatti, i ghiacciai avevano beneficiato di condizioni favorevoli, con il 30% in più di neve rispetto alla media invernale e un’estate inizialmente piovosa. Tuttavia, il caldo estivo, la mancanza di neve fresca in luglio e agosto, e la polvere sahariana hanno vanificato queste condizioni.

I ghiacciai hanno risentito della mancanza di nevicate nei mesi estivi”, afferma Huss, spiegando che le temperature elevate registrate nelle stazioni meteorologiche più alte di MétéoSuisse a luglio e agosto hanno superato persino quelle del 2003 e del 2022. Inoltre, la polvere sahariana ha ulteriormente accelerato il processo di scioglimento, con agosto che ha segnato il picco di perdita di ghiaccio dall’inizio delle misurazioni. Il deposito scuro sul ghiaccio riduce l’effetto albedo, cioè la capacità di riflettere la luce e il calore, aumentando così il tasso di fusione.

Lo studio di Glamos ipotizza che la polvere sahariana abbia causato un incremento del 10-20% dei tassi di fusione, anche se non è ancora possibile quantificarne l’effetto preciso. Il risultato di questo scioglimento è allarmante: “I ghiacciai non possono più fornire grandi quantità di acqua di fusione alle aree a valle”, avverte lo studio. Un esempio significativo è il ghiacciaio Claridenfirn, dove i sei metri di neve misurati a metà maggio sono scomparsi completamente a settembre.

Matthias Huss evidenzia “l’urgente necessità di agire ora, e non tra uno, due o tre decenni” per contrastare il riscaldamento globale. Lo scioglimento dei ghiacciai, infatti, pone serie questioni sulla gestione delle risorse idriche future. Di recente, a causa del ritiro dei ghiacciai, la Svizzera e l’Italia hanno dovuto ridisegnare il confine al Cervino. Inoltre, alcuni ghiacciai sono stati parzialmente coperti da teli geotessili per ridurre il loro scioglimento, ma questo metodo, come sottolinea Huss, “non si fa per salvare un ghiacciaio”, ma per preservare attività economiche locali, come le piste da sci, riducendo lo scioglimento di circa il 50%.

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