Pronti per il lancio: la Missione Hera dell’ESA e la nuova era della difesa planetaria

“Abbiamo cercato di raggruppare qui tutti i vari contributi, evidenziati dalle diverse bandiere. È stato uno sforzo enorme a livello europeo”
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Lunedì 7 ottobre 2024 segnerà un momento storico nell’ambito della difesa planetaria, quando il razzo SpaceX Falcon 9 decollerà da Cape Canaveral, in Florida, per portare in orbita Hera, la prima missione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) dedicata specificamente alla difesa contro le minacce provenienti dallo spazio. Questa missione innovativa ha come obiettivo principale quello di effettuare un’indagine dettagliata post-impatto dell’asteroide Dimorphos, una luna orbitante del sistema binario di asteroidi noto come Didymos. Quest’iniziativa si inserisce in un contesto scientifico di grande rilevanza, specialmente dopo che Dimorphos ha rappresentato il primo oggetto del Sistema Solare a subire un cambiamento della propria orbita a causa di un impatto umano, evento verificatosi grazie alla missione DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA nel 2022.

Oggi, in occasione di una conferenza stampa dell’ESA, hanno preso la parola diversi esperti coinvolti nel progetto Hera, tra cui Ian Carnelli, Project Manager di Hera per l’ESA, Paolo Martino, Vice Project Manager di Hera, Luca Conversi, Responsabile del Centro di Coordinamento degli Oggetti Vicini alla Terra dell’ESA, e Diego Calzolaio, Capo Ingegnere e Vice Project Manager di Hera per OBH. L’incontro ha fornito dettagli preziosi sul progetto, le sue finalità e le sfide tecniche affrontate nel corso della sua realizzazione.

Un progetto collettivo europeo

Ian Carnelli ha aperto la conferenza enfatizzando l’importanza della collaborazione europea in un’impresa così ambiziosa. “La sonda è stata costruita in tempi record. A questo progetto hanno partecipato oltre 70 aziende da tutta Europa. Ben 18 sono i paesi membri che hanno contribuito, e il Giappone ha fornito uno strumento fondamentale: la telecamera termica,” ha dichiarato Carnelli. Questo sforzo collettivo è stato particolarmente significativo, considerando le difficoltà rappresentate dalla pandemia di COVID-19 che ha colpito il mondo all’inizio del 2021, complicando ulteriormente le operazioni di sviluppo e integrazione della sonda.

Carnelli ha anche messo in evidenza un particolare contributo italiano, menzionando un CubeSat fornito da Tidak International, un mini satellite che verrà rilasciato vicino all’asteroide tra due anni, evidenziando così il ruolo cruciale delle tecnologie italiane nel progetto: “Ci sono tanti contributi italiani e molte tecnologie fornite dall’Italia.” Questo aspetto non solo sottolinea la competenza tecnica del nostro paese, ma anche l’importanza della cooperazione internazionale per affrontare le sfide globali.

Dettagli tecnici e contributi nazionali

Diego Calzolaio ha poi dettagliato i vari componenti e sistemi che compongono la sonda. “Abbiamo cercato di raggruppare qui tutti i vari contributi, evidenziati dalle diverse bandiere. È stato uno sforzo enorme a livello europeo,” ha affermato. Ha specificato che le aziende italiane hanno sviluppato il sottosistema di potenza, mentre le aziende belghe hanno fornito il cervello della sonda. “In particolare, la parte di propulsione è stata realizzata da Avio, che porterà la sonda fino a raggiungere l’asteroide,” ha aggiunto Calzolaio, spiegando la complessità dell’integrazione dei vari sistemi e l’importanza di una pianificazione meticolosa per garantire il successo della missione.

Ian Carnelli ha anche parlato degli strumenti scientifici a bordo della sonda, tra cui una telecamera multispettrale e un laser altimetro, entrambi essenziali per raccogliere dati sull’asteroide. “A livello scientifico, anche qui l’Italia è una presenza molto forte, con contributi da diverse università italiane, dal Politecnico di Milano all’Università di Padova,” ha sottolineato. Questo evidenzia come la missione Hera non solo mira a studiare un asteroide, ma anche a rafforzare la rete di ricerca e innovazione in Europa, promuovendo l’eccellenza scientifica.

I problemi di SpaceX

Negli ultimi tempi, i problemi riscontrati dal vettore di SpaceX hanno tenuto con il fiato sospeso gli esperti del settore. Elon Musk ha imposto uno stop temporaneo per accertamenti, spingendo il team a trovare rapidamente una soluzione. Ian Carnelli, Project Manager di Hera per l’Esa, ha dichiarato in un punto stampa: “La causa del malfunzionamento è stata individuata. Il rapporto finale sarà rilasciato da SpaceX entro venerdì. Da quel momento ci sono 48 ore di tempo per dare via libera al lancio. Noi siamo in contatto con la NASA e le autorità americane per risolvere la situazione e permetterci di lanciare in tempo per lunedì“.

La missione Hera, progettata nel 2019 e con via libera dal 2020, è parte integrante del programma Space Safety dell’Esa, dedicato alla protezione della Terra. A bordo della sonda ci sono 12 strumenti scientifici, e il suo obiettivo è raggiungere l’asteroide Didymos, orbitato dalla luna Dimorphos. Quest’ultima è stata già impattata nel 2022 dalla sonda Dart della NASA in un esperimento congiunto di difesa planetaria.

L’impatto di Dart e l’orbita di Dimorphos

A marzo dell’anno prossimo è previsto un flyby su Marte, mentre l’asteroide Dimorphos sarà raggiunto nell’ottobre 2026. Carnelli ha aggiunto: “L’impatto di Dart ha modificato l’orbita di Dimorphos molto più del previsto. Gli scienziati attendevano 5 minuti di ritardo nel periodo orbitale, invece è stato di 32 minuti, quindi è importante tornare anche per capire dove i modelli scientifici hanno sbagliato“.

Oltre 70 aziende provenienti da tutta Europa hanno partecipato al progetto, con il Giappone che ha fornito una telecamera termica. Molte delle componenti provengono dall’Italia, tra cui uno dei due cubesat, una sorta di piccolo drone che verrà rilasciato in prossimità dell’asteroide e finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (ASI).

Il prime contractor è OHB, con OHB Italia in prima fila per la realizzazione dei sottosistemi. Leonardo ha fornito a OHB i pannelli fotovoltaici per la missione Hera, che saranno alimentati dalla tecnologia all’avanguardia costruita e testata nello stabilimento milanese di Nerviano. “Due ali con tre pannelli ciascuna per un totale di circa 14 metri quadrati e oltre 1.600 celle, ciascuna grande quasi il doppio di una carta di credito, permetteranno alla sonda di percorrere oltre 450 milioni di km e portare a termine la missione scientifica una volta raggiunto l’asteroide binario“, hanno fatto sapere da Leonardo.

Inoltre, Thales Alenia Space ha fornito importanti equipaggiamenti alla missione, tra cui il transponder nello spazio profondo, realizzato in Italia negli stabilimenti di Roma e L’Aquila, che consentirà una solida comunicazione con la stazione di terra. Con la scadenza per il rilascio del rapporto finale di SpaceX che si avvicina, gli esperti rimangono cautamente ottimisti sul futuro della missione Hera.

Sicurezza e preparativi al lancio

La conferenza ha incluso anche domande da parte dei giornalisti, durante le quali è emersa l’incertezza riguardo al lancio previsto per lunedì. “C’è stata effettivamente un’anomalia sul secondo stadio del lanciatore Falcon 9 durante il lancio di sabato scorso,” ha spiegato Carnelli. Ha specificato che l’anomalia si è verificata durante la fase di rientro dello stadio e che le autorità competenti stanno eseguendo un’analisi approfondita. “La NASA avrà 48 ore di tempo per darci il via libera al lancio,” ha continuato, evidenziando l’importanza di mantenere il contatto costante con SpaceX e le autorità americane, nonché la necessità di garantire la massima sicurezza per il lancio.

Infine, la conferenza ha concluso con un’analisi della missione stessa, evidenziando la sua importanza per la difesa planetaria e il contributo scientifico che Hera porterà nel settore. La missione non solo raccoglierà dati cruciali su Dimorphos, ma contribuirà anche a dimostrare che la deflessione cinetica è una tecnica affidabile per la protezione della Terra da potenziali minacce asteroidi in futuro. Questo approccio innovativo rappresenta un cambiamento di paradigma nella nostra capacità di proteggere il pianeta.

La preparazione della missione Hera rappresenta un passo significativo nella lotta contro le minacce cosmiche, mettendo in luce l’importanza della cooperazione internazionale e della ricerca scientifica nel campo della difesa planetaria. Con il lancio in avvicinamento, il mondo attende con trepidazione i risultati che questa missione potrà portare, sperando di aprire nuove frontiere nella nostra comprensione e gestione delle potenziali minacce dallo spazio.

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