Alluvione Romagna: il problema non sono i fiumi, ma la gestione del territorio

I nostri antenati avevano una conoscenza profonda dei corsi d’acqua e dei rischi ad essi connessi. Conoscevano bene la distinzione tra il "letto di piena" e il "letto di magra" di un fiume
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Negli ultimi anni, l’Emilia Romagna è stata ripetutamente colpita da alluvioni devastanti. Eventi che, purtroppo, si ripetono ogni volta che piove in modo intenso. Questo non è più un fenomeno isolato, ma un segnale chiaro di un problema sistemico nella gestione del territorio. È fondamentale comprendere che se le aree abitate e le infrastrutture sorgono in prossimità di fiumi e torrenti, il vero problema non è il comportamento del fiume, bensì l’errata localizzazione degli insediamenti umani. Non si può attribuire la colpa alle nutrie o ad altri animali selvatici, e tanto meno ai fiumi, che non sono “cattivi” per natura. La soluzione sta nell’imparare, o meglio re-imparare, a convivere con il territorio in maniera sostenibile e consapevole.

Un tempo, i nostri antenati avevano una conoscenza profonda dei corsi d’acqua e dei rischi ad essi connessi. Conoscevano bene la distinzione tra il “letto di piena” e il “letto di magra” di un fiume. Il letto di magra è quello in cui il fiume scorre normalmente, con una portata regolare; il letto di piena, invece, è l’area che il fiume occupa quando si verificano precipitazioni abbondanti o in situazioni di emergenza idrica. Le comunità antiche sapevano che queste zone dovevano essere lasciate libere per permettere al fiume di espandersi senza causare danni.

Oggi, invece, molte aree edificabili sono state sviluppate proprio in queste aree critiche, aumentando il rischio di alluvioni. La crescente pressione urbanistica e la mancanza di una pianificazione territoriale adeguata hanno portato alla costruzione di case, strade e infrastrutture in luoghi vulnerabili, senza considerare adeguatamente i rischi idrogeologici.

Il cambiamento climatico sta accentuando questi fenomeni, con piogge più intense e frequenti che mettono a dura prova i sistemi di drenaggio e i bacini fluviali. Tuttavia, la soluzione non può essere soltanto tecnica, attraverso la costruzione di dighe o canali, ma deve essere anche culturale: è necessario sviluppare una nuova consapevolezza del territorio e dei suoi limiti naturali.

La manutenzione regolare dei corsi d’acqua, il ripristino degli ecosistemi fluviali e una pianificazione urbanistica sostenibile, che tenga conto del rischio idrogeologico, sono passi fondamentali per prevenire future tragedie. Solo così potremo garantire una convivenza armoniosa tra le nostre città e la natura, riducendo l’impatto delle alluvioni sul nostro territorio.

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