Astronauti e democrazia: come si vota dallo Spazio?

Ma come funziona esattamente il processo di voto per gli astronauti nello spazio? Il meccanismo è semplice ma altamente sicuro
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Il diritto di voto è uno dei pilastri fondamentali di qualsiasi democrazia. Tuttavia, cosa accade quando un cittadino si trova a 400 chilometri sopra la Terra, in orbita nello spazio? Questo è esattamente il caso degli astronauti americani a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che, nonostante la loro distanza dalla superficie terrestre, non sono esentati dal partecipare attivamente alle elezioni del loro paese. È vero: anche loro, grazie a una legislazione ad hoc, possono esercitare il diritto di voto, rendendo le elezioni statunitensi accessibili anche dall’orbita.

La storia del voto spaziale

Il 5 novembre 2024, milioni di elettori statunitensi si recheranno alle urne per eleggere il prossimo presidente degli Stati Uniti, scegliendo tra la democratica Kamala Harris e il repubblicano Donald Trump. Tra questi, anche alcuni astronauti in missione nello spazio avranno l’opportunità di esprimere il loro voto. Questa possibilità non è una novità recente: gli astronauti statunitensi votano dallo spazio da più di venticinque anni.

I pionieri di questo sistema furono i cosmonauti della missione Soyuz 11, che nel 1971 votarono dalla stazione spaziale sovietica Salyut 1. Tuttavia, per quanto riguarda gli astronauti americani, il primo a votare ufficialmente dallo spazio fu David Wolf, nel 1997, durante una missione a bordo della stazione spaziale russa Mir. Questo diritto fu reso possibile grazie a una legge speciale approvata nello stesso anno in Texas, uno Stato cruciale per il programma spaziale degli Stati Uniti.

La legge del Texas del 1997: una pietra miliare

La legge che consente il voto degli astronauti statunitensi dallo spazio è stata approvata in Texas, lo Stato che ospita il Johnson Space Center della NASA, uno dei principali centri di addestramento e controllo delle missioni spaziali con equipaggio umano. Questa legislazione, adottata nel 1997, ha sancito che gli astronauti texani residenti possono votare in caso si trovino nello spazio durante il periodo delle elezioni.

Il testo della legge stabilisce chiaramente che: “una persona che soddisfa i requisiti di ammissibilità di un elettore ai sensi del Codice elettorale del Texas, Capitolo 101, ma che sarà su un volo spaziale durante il periodo di voto anticipato e il giorno delle elezioni, può votare.” Questo passaggio, essenziale per il programma spaziale di lunga durata, ha garantito che nessun astronauta, impegnato in missioni cruciali, venisse escluso dal processo elettorale.

David Wolf, durante la sua permanenza sulla stazione spaziale russa Mir, fu il primo astronauta a sfruttare questa opportunità. Da allora, molti altri hanno seguito il suo esempio, inclusa Kate Rubins, che ha votato nelle elezioni presidenziali del 2020 mentre era a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Il processo di voto dallo spazio

Ma come funziona esattamente il processo di voto per gli astronauti nello spazio? Il meccanismo è semplice ma altamente sicuro. Gli astronauti possono richiedere una scheda elettorale per corrispondenza compilando il modulo Federal Post Card Application. Una volta completato il modulo, gli viene inviata una scheda elettronica che possono compilare direttamente dallo spazio.

La scheda, una volta completata, viene trasmessa alla Terra tramite la rete satellitare della NASA, il Tracking and Data Relay Satellite System, utilizzata per le comunicazioni tra la Terra e lo spazio. Il documento elettronico viene ricevuto presso la White Sands Test Facility nel Nuovo Messico, per poi essere trasferito al Centro di Controllo Missione del Johnson Space Center, in Texas. Da lì, la scheda viene inoltrata al responsabile della contea incaricato di gestire le operazioni di voto.

Per garantire la privacy e la sicurezza del voto, la scheda elettorale elettronica è crittografata. Solo l’astronauta e l’addetto della contea responsabile del voto hanno accesso al documento tramite un set unico di credenziali inviate via email. In questo modo, la riservatezza del voto è garantita, anche a centinaia di chilometri dalla Terra.

Il voto spaziale nel 2024: un caso particolare

Per le elezioni presidenziali del 2024, la NASA ha confermato che due astronauti americani, Butch Wilmore e Sunita Williams, reduci dalla missione di prova della navetta Starliner della Boeing, avranno la possibilità di votare nonostante la loro permanenza in orbita. La missione, inizialmente prevista per durare solo una settimana, ha subito diversi ritardi, prolungando la loro permanenza nello spazio fino a febbraio 2025. Anche se Wilmore e Williams non avevano fatto domanda di voto per corrispondenza prima di partire, visto l’eccezionale prolungamento della missione, è stato loro consentito di fare richiesta direttamente dallo spazio.

Un legame tra spazio e democrazia

Il voto spaziale rappresenta un interessante esempio di come le moderne tecnologie possano adattarsi per garantire che tutti i cittadini abbiano la possibilità di partecipare alla vita democratica del proprio paese, indipendentemente dalla loro posizione fisica. Nonostante si trovino a centinaia di chilometri sopra la Terra, gli astronauti americani continuano a essere coinvolti nelle decisioni politiche che riguardano il loro paese.

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