Napoli e Catania, città sorelle di mare e vulcani

MeteoWeb

Dal Regno delle Due Sicilie a oggi c’è un legame mai sciolto tra Napoli e Catania: i due vulcani, il mare, ma anche le tradizioni gastronomiche si somigliano

Napoli6Ci sono affinità elettive che il tempo non cambia, anzi: quella tra Napoli e Catania, ad esempio, supera i secoli e le fasi della storia. Se una volta il legame era prettamente politico, con il Regno delle Due Sicilie, oggi invece è vivo soprattutto quello culturale e geografico: le tradizioni, la cordialità delle persone, anche i panorami con il mare dominato dall’incombere di un vulcano (il Vesuvio in Campania, l’Etna in Sicilia) sono decisamente simili.

?????????????????????????????????????????????????????????????????????????Se a questo aggiungiamo i collegamenti facilitati tra le due città, attraverso la linea diretta di traghetti veloci (durata complessiva 11 ore e mezza, ma col vantaggio di partire di notte e trovarsi quindi a prima mattina nel centro partenopeo) e di aerei, anche gestiti da compagnie low cost, è chiaro che prenotare un hotel a Napoli diventa una opzione assolutamente vantaggiosa, soprattutto se si utilizza il motore di ricerca di Expedia, con le sue offerte promozionali.

Dal punto di vista turistico, poi, le attività da fare a Napoli sono quasi infinite. La città è in grado di regalare al visitatore scorci mozzafiato, passeggiate incantevoli, scoperte emozionanti. Certo, tutti conoscono la pizza e i babà (che fanno da contraltare alle specialità catanesi come la carne di cavallo o cannoli), o il Maschio Angioino e il Castel dell’Ovo, ma Napoli non è solo questo e soprattutto non è oleografia, ecco perché scriveremo di attività “alternative”.

vesuvio napoliUna delle tradizioni più originali è il culto delle “capuzzelle”, ovvero delle anime “pezzentelle” dei morti senza nome e storia: da secoli i napoletani adottano un teschio negli ipogei della città (il più famoso è quello del Cimitero delle Fontanelle), portando loro regali, vestiti, cuscini e fiori, o provvedendo addirittura alla costruzione di piccole casette in legno per loro; in cambio, le anime appartenenti ai teschi dovrebbero proteggere e concedere favori ai loro custodi.

Cupo è anche l’aggettivo che viene in mente quando si pensa ai quadri del Caravaggio, con le sue straordinarie combinazioni di luci e ombre: pur avendo vissuto meno di quattro anni a Napoli (in due fasi diverse della sua burrascosa esistenza), l’artista milanese ha però lasciato un ricco patrimonio artistico in città, ancora visibile in tre opere. La prima, la “Flagellazione di Cristo”, si trova al Museo Nazionale di Capodimonte e colpisce immediatamente per il contrasto tra la luce che illumina appieno il corpo straordinariamente realistico del Cristo e l’ombra che ammanta la parte restante del dipinto; al centro storico, presso la Quadreria del Pio Monte della Misericordia, si trova “Le sette opere di Misericordia”, che concentra la missione della Congregazione riportandone le opere caritatevoli svolte; la terza, infine, è “Il Martirio di Sant’Orsola” che si trova al Palazzo Zevallos Stigliano ed è proprio l’ultimo quadro completato dal Caravaggio nel 1610, a poche settimane dalla sua drammatica morte.

Storia e letteratura (con una vena di “gossip”) si intrecciano mei luoghi speciali del centro partenopeo: è stato nella Basilica di San Lorenzo Maggiore che nel dodicesimo secolo Boccaccio si innamorò di Fiammetta (probabilmente la figlia di re Roberto d’Angiò), che spesso appare come personaggio nelle sue opere romantiche, mentre Francesco Petrarca è stato ospite del convento annesso. La Cappella Sansevero, invece, in origine cappella funeraria della famiglia Di Sangro, deve la sua fama alle bizzarrie del Principe Raimondo e, soprattutto, alla presenza del meraviglioso “Cristo velato”. La Chiesa e il convento di Santa Chiara sono stati costruiti da Roberto d’Angiò per la moglie Sancha nei primi anni del quattordicesimo secolo, e hanno riacquistato le loro caratteristiche gotiche (nascoste dalla ristrutturazione barocca del diciottesimo secolo) dopo la ricostruzione del dopoguerra, necessaria a causa degli effetti di un raid aereo nel 1943.

Angelo Vargiu

Condividi