Terremoto Nepal, le sconvolgenti fotografie della catastrofe. Attenzione, immagini FORTI

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Il punto della situazione dopo il forte terremoto di ieri in Nepal: emergenza drammatica, tantissime vittime

Oltre 2.500 morti. È il bilancio ancora provvisorio del devastante terremoto 7.9 di ieri con epicentro in Nepal, che ha provocato vittime e danni anche in India, Bangladesh e nella regione autonoma cinese del Tibet. E stamattina la terra in Nepal è tornata a tremare con un sisma di magnitudo 6.7, che è stato avvertito fino alla capitale indiana Nuova Delhi e ha causato nuove valanghe sull’Everest. Qui 100 scalatori sono bloccati sui campi 1 e 2 perché un percorso danneggiato sulla pericolosa cascata di ghiaccio di Khumbu impedisce loro di scendere verso il campo base, ma stanno bene.

Le vittime in Nepal e nei Paesi vicini

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Nel solo Nepal, secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità locali, il bilancio è di 2.460 morti e 6.492 feriti, e almeno 1.100 dei morti sono stati registrati nella capitale Katmandu. Aggiungendo a questo conteggio le vittime registrate nei Paesi vicini, il bilancio complessivo del sisma è di oltre 2.500 morti: in India sono morte 66 persone, in Bangladesh quattro e in Tibet 18.

Morti e dispersi anche sull’Everest

Ieri, a seguito della potente scossa, una valanga aveva travolto parte del campo base dell’Everest. Stamattina sono stati recuperati i corpi di 17 vittime ma in serata i media locali, citando il ministero del Turismo, hanno riportato la notizia che il bilancio per la valanga si sarebbe aggravato a 22 morti e oltre 200 dispersi. Intanto stamattina, poco dopo che un aereo è arrivato a Katmandu dopo avere prelevato 15 scalatori feriti, altre valanghe si sono verificate sull’Everest dopo la forte scossa di assestamento 6.7, ma pare che non abbiano provocato nuove vittime. È emerso invece che 100 persone, fra scalatori e sherpa, sono bloccate nei campi 1 e 2, sopra il campo base, ma stanno bene. Secondo fonti del ministero del Turismo nepalese, al momento della scossa di ieri sull’Everest c’erano almeno mille scalatori, fra cui circa 400 stranieri.

La notte in strada e gli ospedali stracolmi

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Stanotte la maggior parte dei residenti della valle di Katmandu, che è la zona più densamente popolata del Paese, ha dormito all’esterno nonostante il freddo per paura di nuove scosse e perché la maggior parte delle abitazioni è andata distrutta, insieme a templi e opere d’arte. Ieri è crollata fra l’altro la torre Dharara del XIX secolo. E la popolazione, dopo una giornata di ricerche fra le macerie anche a mani nude, si prepara a trascorrere una nuova notte all’aperto. Oggi nella capitale il personale degli ospedali ha portato i pazienti nelle strade per curarli dal momento che è pericoloso mantenerli all’interno e dalle agenzie che si occupano dei soccorsi e dalle autorità locali arriva l’allarme che la maggior parte degli ospedali sono stracolmi e c’è carenza di forniture mediche.

Al via gli aiuti internazionali

Già da ieri si è attivata la macchina degli aiuti. Prime ad arrivare le squadre dei Paesi vicini, cioè India, Pakistan e Cina. Gli Stati Uniti hanno promesso un milione di dollari di aiuti e l’Unione europea ha stanziato tre milioni di euro per i soccorsi di emergenza.

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