Sono circa 1200 i chilometri di spiagge in Italia minacciate dall’erosione dall’erosione costiera. Secondo gli ultimi dati trasmessi dall’Ispra, le nostre coste negli ultimi decenni sono arretrate in media di 25 metri. Da bollino rosso le Regioni come Campania, Molise, Basilicata, Puglia e Calabria: l’avanzata del mare minaccia in totale oltre 782 km di coste meridionali. Preoccupa in particolare la Calabria, con il 60,9% di coste (278 Km) interessate dall’erosione. Da anni le regioni sono a lavoro per per salvaguardare le coste e a tale scopo l’Unione Europea, il Governo e le regioni diversi finanziamenti sia regionali che nazionali ed europei, in particolari destinati alla mitigazione degli effetti dell’erosione nelle aree R3 ed R4 censite nelle mappature PAI – Piano Assetto Idrogeologico. Ogni intervento di mitigazione del rischio di erosione necessita di priorità finanziaria, occorrono soluzioni ecocompatibili che assicurino al contempo la tutela dell’ittofauna. La nuova frontiera della lotta all’erosione potrebbe essere potrebbero essere gli “attenuatori d’onda”, le barriere di aderenza realizzate da un equipe di ingegneri italiani e sperimentate in Israele e negli Stati Uniti. Dopo una cinquantina d’anni dai primi studi, il 20 Gennaio 2017 il modello in scala 1/10 è stato messo in acqua in Italia. ”L’attenuatore d’onda- spiega Ing. Nicola Carelli– è una barriera di prossimità dell’arenile, una cosiddetta “barriera di aderenza” che preserva la spiaggia dall’erosione e permette, nel contempo, il ripascimento dell’area con un notevole apporto di nuovo materiale”. La sua funzione non è solo quella di protegge la spiaggia dall’erosione, ma crea nuova disponibilità di sabbia utilizzabile. L’attenuatore d’onda blocca lo spiaggiamento di sacchetti di plastica, bidoncini, legni, alghe e quant’altro trasportato dalle onde verso riva. In questo modo preserva l’igiene della spiaggia. La sua configurazione consentirebbe inoltre l’utilizzo anche come “passerella” sulla quale poter installare illuminazione con pannelli fotovoltaici piuttosto che strumentazioni scientifiche come sensori meteomarini oppure rilevatori di inquinamento. Il modulo, da 5.8 Ton, non è invasivo e verrà realizzato con una miscela speciale di calcestruzzo e fibre di resina. “L’elemento di attenuazione- spiega l’ingegnere- é di piccole dimensioni: alto solo un metro e quaranta centimetri , posizionato a pochi metri da riva, emerge di soli 50 cm circa dal pelo dell’acqua. Può essere realizzato già sul posto di installazione ed é formato da elementi ad incastro facilmente posizionabili sul litorale con una benna gommata”. Gli elementi possono essere ruotati e riposizionati in base a nuove esigenze di protezione od a variazioni delle condizioni meteomarini predominanti. “La realizzazione- continua l’ingegnere– è effettuata direttamente nella località di installazione e può essere eseguita da una squadra di 3-4 operai in grado di realizzare un attenuatore al giorno”. L’attenuatore può essere realizzato nei colori più idonei a ridurre al minimo l’impatto visivo. La struttura può essere in colore “sabbia naturale”, grigio perla, blu mare, etc. In questo modo, visti da terra, possono avere il colore più consono all’ambiente circostante. I piani di scorrimento possono invece essere realizzati con colori brillanti e ben visibili dal lato mare, come bianco brillante, giallo, rosso. In questo modo si assicura anche la visibilità ai naviganti, anche con poca luce o di notte.