La Scala di Beaufort
Sir Francis Beaufort nacque a Navan, attualmente in Irlanda, il 7 maggio 1774, ma allora facente ancora parte della Gran Bretagna. Già dodicenne si imbarcò come marinaio, ma la sua carriera fu rapida e durante le guerre napoleoniche, comandò le imbarcazioni mercantili della Compagnia britannica delle Indie orientali. Nel 1805 ricevette il compito di tracciare l’idrografia del Río de la Plata, in America Meridionale. È a questo periodo che rimonta la prima versione della sua scala dei venti: suddivisa in dodici gradi d’intensità.
Per fare un esempio, il grado 11 di tale scala è definito come: “raro, gravissime devastazioni; onde enormi ed alte, che possono nascondere navi di media stazza; ridotta visibilità.”
Nel 1829 divenne il capo dell’Ufficio Idrografico dell’Ammiragliato britannico e, come tale, collaborò con Charles Darwin durante il viaggio con l’HMS Beagle, da cui sarebbe scaturita la teoria dell’evoluzione.
Ma, a parte queste notizie di cronaca, la fama di Beaufort è dovuta alla scala anemometrica che porta il suo nome.
Essa è una codificazione, ormai divenuta internazionale, della misura dell’intensità del vento basata sullo stato del mare (ci si riferisce al mare aperto, a grande distanza dalle coste) o sulle condizioni delle onde.
Anche se la velocità del vento può essere misurata, con una precisione ben più elevata, mediante un anemometro, il merito della “Scala Beaufort” è quello di mettere in relazione la velocità del vento con gli effetti e con i danni che il vento stesso produce sull’ambiente.
La richiesta di una classificazione dei possibili danni causati da questo parametro meteorologico è sempre più frequente, principalmente nel campo delle assicurazioni. Per fare un esempio di danni causati dal vento, supponiamo che un’auto è stata distrutta da un albero che le è caduto sopra. Se il vento era debole, l’albero evidentemente era marcio e la colpa, in genere è del proprietario dell’albero che non lo curato adeguatamente. Se invece il vento era forte, la caduta dell’albero è stata un incidente e in genere paga l’assicurazione. Se infine il vento era eccezionalmente forte, non paga nessuno, perché in genere gli eventi “eccezionali” non rientrano nelle condizioni assicurative. Stabilire l’eccezionalità o meno della velocità del vento, è un argomento alquanto complesso e deve essere trattato con i principi della statistica. In meteorologia la velocità del vento viene misurata in nodi (1 nodo = 1.85 Km/h), oppure in chilometri orari (Km/h).
Sinteticamente i venti possono essere classificati come segue:
- DEBOLI = velocità da 1 a 10 nodi (da 1 a 18.5 km/h),
- MODERATI = velocità da 11 a 20 nodi (da 19 a 37 km/h),
- FORTI = velocità oltre 20 nodi (oltre 37 km/h).
Tra i venti forti possiamo segnalare alcuni eventi in cui il vento può provocare danni:
- BURRASCA = velocità maggiore di 35 nodi (65 km/h), provoca danni agli alberi,
- BURRASCA FORTE = velocità maggiore di 40 nodi (75 km/h), provoca danni agli edifici,
- TEMPESTA = velocità maggiore di 50 nodi (90 km/h), provoca danni considerevoli e generalizzati.
Tra i casi in cui il vento è classificato “Forte”, possiamo inoltre considerare che l’evento in questione è:
- RARO, quando è compreso nei centili da 96 a 100 (percentuale inferiore al 5% dei casi),
- ECCEZIONALE, quando è compreso nel centile 100 (percentuale inferiore al 1% dei casi).